Caro diario,
l’aria è gelida qui a Licodia Eubea e questo ottobre non sembra proprio quello a cui mi aveva abituata la Rassegna del documentario e della comunicazione Archeologica! Ma il sole è caldo e anche quest’anno sono stata accolta dagli abbracci (mascherati e vaccinati) di quella che posso ormai chiamare la mia famiglia siciliana.
Ieri sera è stata inaugurata la Rassegna, giunta all’undicesima edizione, con un film che segna la filosofia di questo anno, così complesso e allo stesso tempo pieno di promesse: dopo la versione online del 2020, quest’anno siamo tornati “in presenza” e i cocci da raccogliere e ricomporre sono tanti. Così, come ha sottolineato Alessandra (Cilio, direttrice artistica della Rassegna insieme a Lorenzo Daniele), la selezione dei film e dei documentari è stata ispirata dalla ricerca di storie che parlassero di ricucire strappi, di far parlare insieme esigenze diverse, apparentemente inconciliabili.
Il primo film “Sulle tracce del patrimonio archeologico. Le ragioni dell’archeologia” è un sapiente collage di immagini di repertorio, interviste in bianco e nero e interventi contemporanei dei protagonisti di una saga archeologica estremamente importante per il Mezzogiorno d’Italia: l’esplorazione della piana di Sibari negli anni ’60.
Partendo dalla figura di Dinu Adamesteanu, il film approfondisce la questione dello scontro tra la popolazione della piana, che sperava di uscire dalla condizione di mezzadria e sfruttamento, le proposte di chi voleva portare gli impianti industriali che avrebbero sfruttato i giacimenti di gas e petrolio, le ambizioni politiche di chi non voleva cambiamenti nello status quo del Mezzogiorno e infine le esigenze degli archeologi, che volevano riportare alla luce la storia di quei luoghi e renderne orgogliosi gli abitanti.
Dinu Adamesteanu è il primo Soprintendente della Basilicata, il “creatore” di questa regione nella letteratura archeologica. Colui il quale cerca il dialogo con gli abitanti, nel tentativo estremo di far prevalere la logica della storia da preservare. Adamesteanu è anche il primo a sviluppare l’uso archeologico della fotografia aerea. La sua figura, la sua voce, i suoi incontri con la popolazione, diventano un esempio virtuoso di quella archeologia che all’epoca non si chiamava pubblica, ma che mai come allora poteva avere la funzione di creare una coscienza sociale, oltre che di classe.
Alla fine la Cassa del Mezzogiorno finanziò gli scavi, ma solo per qualche anno: il tempo necessario per interrompere i sogni dell’industrializzazione e scavare un solco profondo tra gli archeologi e i cittadini. Gli scavi saranno ripresi più tardi, Sibari oggi è al centro di un Parco Archeologico, ma l’attuale direttore di parco e museo è consapevole del grande lavoro che ancora è da fare per colmare quel solco.
Il filmato di Farioli Vecchioli propone altre importanti riflessioni sull’incontro tra tecnologia e storia antica, oppure tra gli interessi dei tanti soggetti coinvolti in uno scavo. “Le ragioni dell’archeologia”, che sarà visibile su Rai Storia, aiuta a mettere a fuoco le sfide che ogni scavo archeologico propone agli specialisti e alla comunità.
Tra poco comincia la sessione pomeridiana del secondo giorno, visibile su www.streamcult.it e il programma è ancora ricco di storie che parlano di solchi riempiti, strappi ricuciti, della Storia che incontra le storie di ciascuno.