pleon ep’oinopa ponton
ep’allotrous anthropous*
Una discussione su fiumi e mari ha cominciato questa storia, perciò appare logico che finisca in una città affacciata sul mare, mentre infuria il nubifragio perfetto e i vicoli si trasformano in pericolosi ruscelli.
C’era una volta un fiume che si chiamava Lete e che … aiutava a dimenticare. Se si beveva la sua acqua, si poteva cancellare qualunque ricordo, bello o brutto. E così, era possibile ricominciare da capo: Virgilio ci dice che solo bevendo le acque del Lete le anime potevano sperare di reincarnarsi, perché si ripulivano e quindi potevano accogliere nuove esperienze, nuovi ricordi.
Ma c’era una volta anche un secondo fiume, Mnemosyne: alla fonte di Mnemosyne ci si abbeverava per ricordare… che cosa? L’adepto non lo sapeva, egli beveva e riusciva a vedere nel proprio passato, riconoscendo che era da sempre stato un devoto di Orfeo, oppure di Persefone, o anche di Dioniso, e che quindi aveva diritto alla vita eterna, quella che le divinità gli avevano promesso quando era in vita! .. ah già, perché, se stava avvicinando la bocca all’acqua di Mnemosyne.. allora significava che era morto!
pleon ep’oinopa ponton
ep’allotrous anthropous
La mia memoria ha bisogno di spazio: è fisiologico, non posso contenere tutti questi ricordi in una mente sola! Ma di quali mi voglio disfare?
Gli ultimi mesi sono stati dedicati al trasloco definitivo: quello dei ricordi. Dalla memoria di uso quotidiano, a quella “esterna”. Ho dovuto gestire emozioni e ricordi così inestricabilmente legati, che a volte è stato necessario agire di forza: un sorso di Lete… com’era quel film? “Se mi lasci ti cancello”, titolo tanto ridicolo quanto fuori luogo, eppure la tentazione di una bicchiere colmo di Lete è stata molto forte.
Poi, quasi all’improvviso, è prevalso il senso del predestinato: ho deciso, voglio ricordare. Ho deciso, voglio conoscere, voglio sapere…
pleon ep’oinopa ponton
ep’allotrous anthropous
navigando sul mare color del vino
verso genti straniere
Approdo a Chanià, un piccolo gioiello che si presenta al turista in tutto il suo splendore veneziano e anche un poco turco. Riesco a beccare i giorni più turbolenti dell’anno!! L’acqua invade le strade, le piazze, si confonde con le onde che, rabbiose, si frangono sulla passeggiata attorno al molo.
Il nome dell’albergo è invitante: Porto Antico, in italiano. La stanza che ho prenotato è quasi una scelta obbligata: vista sul porto.
Faccio appena in tempo a sistemarmi, scattare qualche foto da diramare come un comunicato stampa al parterre di facebook (e non solo) che, assiepato dinanzi alla mia bacheca (!), aspetta trepidante di capire dove sono finita.
Poi, dopo appena 10 minuti, la corrente elettrica decide di andarsene, sbattendo la porta.
Non tornerà più, o meglio … tornerà dappertutto ma non in quella stanza tanto carina, sul porto.
Basta, ho cambiato idea.. datemi un calice colmo di Lete!! Voglio dimenticare questo annus horribilis, pieno di domande retoriche di cui si conosceva già la risposta..
Ma…
inaspettato arriva il punto di svolta: per questa notte, l’ultima del 2014, dormirò in un altro albergo, poi rientrerò al Porto Antico e, per scusarsi dell’inconveniente, mi daranno la loro stanza migliore, con colazione abbondante!
Dove muove i miei passi il dio che mi accompagna da anni, quel caro vecchio Ermes, che se ne inventa una più del .. ehm .. demone, per evitare che mi annoi?
L’albergo si chiama Nòstos: il termine che indica il ritorno degli eroi, soprattutto quelli della guerra di Troia, soprattutto l’eroe che non riesce a tornare, che non vuole (?) tornare…
Il caro Ulisse non può più farne a meno: ha bevuto l’acqua di Lete per troppo tempo, ora è giunto il momento che ricordi dove sta di casa! Entra nella stanza n.2 (questa sono io) e trova il letto.. quello che Omero descrive così:
Una bella e rigogliosa pianta di olivo
Sorgeva nel mio cortile, con la larga fronda
E molto grossa, quasi come una colonna.
Io intorno ad essa con pietre ben costruite
Costruii l’alcova matrimoniale
E la coprii con un bel letto, e salde
Porte vi imposi, adattate con maestria.
Poi, tagliata l’ampia chioma,
il tronco, molto in alto,
tagliai di netto, e con la pialla
la lavorai bene […]
Così mi feci il sostegno del letto
Ed ecco il letto…
E ora, concluderò questo 2014 forte della certezza che mi dà questa stanza “ricordata”…
*i due versi sono tratti dall’Odissea: sono utilizzati in diversi momenti del poema, per descrivere il mare solcato da Odisseo durante le sue peregrinazioni.
Lo sai che io tifo per la memoria!!
Mai dimenticare… Bisogna invece ricordare bene, elaborare e uscirne più forti. Anche quando sembra impossibile, alla fine si va oltre. Ed è bene ricordare chi o cosa ci ha fatto soffrire: al momento buono, tornerà utile!