“Si vuole una piazza più irregolare di quella che una volta si chiamava dei Priori, intitolata poi al Granduca e finalmente, dopo il 1859, detta Piazza della Signoria?
Nacque, infatti, per disgrazia. Sulla sua area erano cresciute, dure e proterve, le torri degli Uberti, fierissimi ghibellini. Quando la parte guelfa prevalse, le torri vennero rase al suolo. Né la maledizione si fermò a fior di terra. (…) Il suolo dove erano sorte le torri della famiglia ghibellina fu dichiarato maledetto e nessun muro vi doveva crescere più sopra. Per questo, la piazza non venne tracciata, ma vaneggiò fra gli altri edifici, rimasti al limite della terra maledetta, quasi spaventati dallo scampato pericolo. Anche il Palazzo dei Priori nacque “smusso”, perché ad Arnolfo [di Cambio] non venne consentito di invadere neppure un palmo del suolo già appartenuto agli Uberti. La piazza, così, girò sul fianco destro del Palazzo, fino alla sede della Mercanzia, mentre quello destro (sic) fu bloccato dalla Chiesa di San Piero Scheraggio. Di fronte al Palazzo, ai piedi delle torri appartenute agl’Infangati, nel 1343, venne costruita (…) la Tettoia dei Pisani, sciaguratamente distrutta, nel 1870, per dar posto ad un banale palazzo di falso Rinascimento. Sul fianco, invece, alla fine del Trecento, venne aperta la Loggia dei Priori, per le cerimonie pubbliche, che si svolgevano al cospetto di tutto il popolo.
Piero Bargellini, La città di Firenze, pp.104-5
Il Sindaco letterato, il Sindaco studioso di storia fiorentina, il Sindaco dell’Alluvione, Piero Bargellini rimane nel cuore e nelle case dei fiorentini per il suo amore sconfinato per Firenze, che lo spinge a vivere il suo ruolo istituzionale fino in fondo, consapevole del fatto che chi siede in Palazzo Vecchio prende un impegno non solo verso i cittadini, ma verso tutto il mondo.
Dunque Bargellini, già protagonista del panorama letterario fiorentino negli anni ’30, nel 1955 è Assessore alle Belle Arti e alla Pubblica Istruzione, al fianco di Giorgio La Pira. E’ promotore del Comitato per l’Estetica Cittadina: un gruppo di signori (tra gli altri, Ottone Rosai) dell’arte e della letteratura fiorentina, che hanno il compito di individuare monumenti da restaurare e offrire nuovamente alla pubblica fruizione, stando attenti, per quanto possibile, alla storia del monumento, al suo simbolo e all’attrazione turistica che suscita o che può suscitare. E’ grazie al loro interessamento, in grado anche di muovere sponsorizzazioni finanziarie, che – ad esempio – vengono restaurate la Loggia del mercato del pesce di Vasari e la colonna dell’Abbondanza, monumenti entrambi “vittime” dei lavori di ripulitura della Piazza più antica di Firenze, l’ex forum di Florentia, l’odierna piazza della Repubblica.
Piero Bargellini viene eletto Sindaco.. è il 1966 e solo la sua figura può mantenere uniti i fiorentini attorno ai loro monumenti tra il fango dell’Alluvione. Il cuore è accanto alle vittime, a chi ha perso tutto, ma la mente lucida comprende che il presente e il futuro di Firenze sono nelle mani del suo passato: le chiese, il Ponte Vecchio, gli Uffizi, i libri della Nazionale… diventano fondamentali per uscire dalla tragedia.
Bargellini rimane in carica un anno. Muore nel 1980.
“Pensan di fare delle caselle. Mi domando se credono di preparare la piazza per giocare a scacchi o a dama”. Alessandro Parronchi viene citato in un articolo di Repubblica del 1986. Firenze è chiamata ancora una volta a confrontarsi con il proprio passato e questa volta non si tratta di un cataclisma naturale, ma dell’eterna condanna della città visitata da milioni di persone: è necessario ripavimentare Piazza della Signoria.
Il progetto era stato già affrontato nei mesi dell’Alluvione, ma non si era mai giunti all’attuazione concreta. Si scatenano quindi le Grandi Manovre: archeologi e storici dell’arte e decidono di intervenire togliendo il basolato e approfittando per scavare il cuore della Firenze romana. Poi arriva la proposta: ripavimentare riportando la piazza indietro di 400 anni, al momento immortalato da chi ha ritratto il rogo in cui è stato bruciato Savonarola nel 1498. Il quadro del supplizio ci offre una piazza la cui geometria è scandita da grandi rettangoli arancioni, in cotto fiorentino.
La proposta scatena un’accanita rissa tra illuminati. Nel 1986 il sindaco è Massimo Bogianckino, un musicologo già Direttore del Teatro Comunale, che rimarrà in carica 3 anni, e Firenze è capitale europea della Cultura. Nel saluto di prammatica perfino il Papa invita gli amministratori fiorentini a prendere seriamente questo ruolo:
Invoco la divina assistenza sulle autorità perché il Signore conceda a quanti hanno responsabilità pubbliche saggezza e forza d’animo nella solerte e assidua promozione del bene comune.
Nonostante gli auspici papali, sembra che il Comune non capisca Bene cosa bisogna fare, ecco alcuni stralci da articoli dell’epoca:
Il soprintendente ai Beni archeologici, Francesco Nicosia, semina dubbi sulla regolarità delle autorizzazioni.
L’ architetto Emanuele Marcelli ha messo a punto un complesso progetto che prende le mosse dal perfetto allineamento fra la fontana del Nettuno e la copia del David di Michelangelo.
“Non ha senso attuare un disegno simile, creare la piazza ex novo” testimonia l’ architetto Antonio Godoli di Italia Nostra, “noi abbiamo chiesto anche un convegno ma in giro non c’ è molta consapevolezza”.
“dovremmo trovare il sistema di coordinare i vari interventi”, afferma Pierluigi Ballini, presidente della Commissione Cultura del Comune di Firenze.
Ma l’amministrazione non pare intenzionata a ritardare i lavori di pavimentazione.
La principale controversia sta proprio nella questione storica: la piazza, infatti, presenta due fasi di pavimentazione, che si possono ben osservare di fronte alla Loggia dei Lanzi: entrambe sono in pietra serena, ma una ha un andamento più irregolare, con i basoli tagliati come in un’opera pseudo-poligonale. Dunque, la domanda più ovvia è: ha senso ristabilire una scelta che la storia ha già rifiutato per ben due volte? I motivi dell’impiego di basoli in pietra, tra l’altro, sono eminentemente funzionali, perché il cotto è un materiale che si rovina … immaginiamolo all’aria aperta e calpestato da milioni di scarpe e da qualche pneumatico…
Nel marzo del 1987 la conclusione: Piazza della Signoria non sarà ripavimentata. Il ministero dei Beni culturali ha clamorosamente bocciato i progetti presentati dal Comune di Firenze. Le pietre saranno smontate, per procedere allo scavo archeologico, e rimontate rispettando l’assetto originale.
Non solo: Non si farà neanche il museo sotterraneo proposto dalla Soprintendenza ai Beni archeologici. Ecco che, con una decisione salomonica, il Ministero riesce a bloccare il sogno di Nicosia e dei suoi collaboratori, i quali, nel frattempo, portano alla luce teatro e terme di Florentia. Una parte di queste ultime, il frigidarium, sarà visitabile, ma per il resto bisognerà accontentarsi della documentazione e delle relazioni di scavo.
Norme ferree dunque per piazza della Signoria che sarà completamente scoperchiata e ricostruita seguendo il disegno che risale al 1795. Non dovranno essere cambiate le ventimila pietre che formano questo splendido angolo di Firenze. Saranno rifilate, ripulite, riscalpellate. Saranno sostituite soltanto quelle completamente consunte. Se ne cercheranno di vecchie per le parti che adesso sono asfaltate.
E mentre il Bene Comune viene gestito in maniera così illuminata, ecco che i basoli piano piano scompaiono… incustoditi vengono prelevati da mani ignote e ricompaiono in ville o case di qualche fiorentino particolarmente affezionato alla storia della propria città… (to be continued)
Cosa mi fai ricordare, Stefy…. Fu una vicenda di una tristezza desolante!