Quando va bene, la società tende a guardare i sognatori con occhio tollerante
Will Eisner, The Dreamer
L’archeologia sullo schermo, il principio di Licodia
Due settimane fa si concludeva la XII edizione del Festival della Comunicazione e del Cinema Archeologico, organizzata a Licodia Eubea da Lorenzo Daniele e Alessandra Cilio. Per me si è trattato della quinta partecipazione, in qualità di amica e appassionata sognatrice.
In questi cinque anni ho potuto osservare Lorenzo e Alessandra all’opera, coadiuvati da un gruppo coeso e sempre più efficiente di ragazzi e ragazze coinvolti e convinti dall’energia dei due direttori artistici, i quali, a loro volta, possono contare su Mauro Italia, imprescindibile in cabina di regia per coordinare le proiezioni. Ma di tutti gli aspetti tecnici su cui potrei soffermarmi nel descrivere la collaudata macchina del Festival di Licodia, nessuno potrebbe sostituire l’aspetto umano, il vero motore della manifestazione: il senso di accoglienza che abbraccia chiunque si accosti al gruppo di lavoro e che spinge più di un regista a promettere un nuovo film pur di poter tornare anche l’anno prossimo a Licodia Eubea.
Nei giorni del Festival, ospiti e staff, curiosi e amici, registi e spettatori, tutti noi veniamo coinvolti in un gioco di carte, come quello che è stato proposto ai ragazzi e alle ragazze delle scuole che sono intervenute il venerdì mattina, tradizionalmente dedicato ad attività di laboratorio con classi di quinta elementare e prima media. Le carte servono a stimolare pensieri e associazioni, che diventeranno storie scritte e recitate e – chissà – magari un giorno anche filmate e proiettate.
Le carte di Licodia Eubea sono ogni anno diverse e stimolano la nostra fantasia in modi sempre nuovi, proponendoci di portare le nostre esperienze e ascoltare quelle degli altri. Forse è proprio l’atmosfera del cinema che ci sollecita a sognare a occhi aperti e così, nelle chiacchierate in terrazza oppure tra i vicoli di Licodia, le idee diventano promesse e le suggestioni ricordi.
Esperimenti
Quest’anno Licodia Eubea offriva un altro, ricco mazzo di carte con cui stimolarci: all’interno della Badia, ex chiesa di San Benedetto e Santa Chiara, che fino all’anno scorso aveva ospitato anche lo schermo per le proiezioni, Vincenzo Palmieri e l’Archeoclub di Licodia hanno organizzato la mostra “Didascalico!” con opere di Pierluigi Longo.
Artista eclettico e già celebre autore di numerose copertine di Internazionale, nonché di alcune opere letterarie, Pierluigi Longo ha voluto fare un interessante esperimento culturale, associando ad alcune sue opere, create per illustrare racconti o notizie di cronaca, didascalie elaborate da un gruppo di persone di Licodia Eubea oppure affini al paese o al Festival. Il risultato è stato molto affascinante, perché le composizioni di Longo sono il frutto di un lungo lavoro di interpretazione di un fatto oppure di un concetto, hanno, dunque un punto di partenza spesso complesso e in ogni caso radicato nella realtà. Le letture che ne hanno dato le persone coinvolte, invece, partivano esclusivamente dalla propria reazione di fronte alla composizione grafica, perfettamente ignari dell’originale ispirazione dell’immagine.
Sogni, dunque, proiezioni mentali di desideri o di paure, chiunque passi da Licodia Eubea nei giorni del Festival scopre un collegamento diretto con la sua parte più intima e quest’anno, come già nella scorsa edizione, ha avuto la possibilità di entrarvi in contatto grazie alla performance di Margherita Peluso.
L’artista ha infatti organizzato, coinvolgendo Meline Saoirse e Enzo Cimino, due momenti di meditazione. Il primo è stata una performance dinanzi all’ingresso alla Badia, ma il secondo si è svolto nello spiazzo verde in cima alla rocca del Castello Santapau: qui, come l’anno scorso, la comunità licodiese ha partecipato attivamente, lasciandosi “manipolare” da Margherita e Meline, mentre il suono del tamburo e la ripetizione di parole e frasi invitavano alla trance. A coppie, gli spettatori sono stati “connessi” tramite uno spago, unendosi alle due donne nell’invocare parole di armonia e comunione con la natura.
Come già l’anno scorso, quello che mi affascina della performance di Margherita è la naturalezza con la quale ella riesce a coinvolgere le persone: nei suoi movimenti, nella espressione del suo viso, si avverte la sincerità e la genuinità di chi compie degli atti mai forzati, mai studiati, ma naturali. Secondo me è proprio questa “verità” che convince gli spettatori a darle fiducia.
Sognatori, ecco chi siamo noi che ci ritroviamo a Licodia Eubea a ottobre, sognatori che vogliono recuperare i propri sogni …