Esco dalla mostra con l’insoddisfazione di chi non è riuscito a fermare i particolari (non sono ammesse fotografie), ma anche con gli occhi colmi di sguardi, corpi, dettagli preziosi, capelli ribelli, volti esigenti.
Dove dirigerò i miei passi?
Mi attrae il titolo “Il meraviglioso mondo della natura: una favola tra arte, mito e scienza”
La mostra comincia in modo spiazzante: la scritta “gatto morto” (!) campeggia infatti sul fianco di un vetrina, ma si scopre presto che è solo uno dei tanti giochi illusionistici che serviranno a spiegare i modi e le maniere di illustrare la natura (animale e vegetale) in manoscritti e quadri famosi. Dal gatto (vivo) di Leonardo alla scimmia di Dürer: un video dettagliato e divertente ci guida attraverso continui rimandi lungo il percorso a volte tortuoso seguito da animali più o meno esotici, ritratti a partire dal ‘300 fino a tutto il ‘500.
Orfeo allo specchio
Si giunge così alla seconda parte: la ricostruzione della sala dedicata a Orfeo di Palazzo Verri.
Attraversiamo le sale del Palazzo Reale e ci ritroviamo nel Salone delle Cariatidi: un luogo storicamente importante e architettonicamente impressionante, perché le signore colonnate che danno il nome alla sala sono alternate a enormi specchi.
Oggi, nella penombra richiesta dalle esposizioni temporanee, le Cariatidi sono una presenza più discreta, mentre le superfici macchiate degli antichi specchi conferiscono alla scena un tocco di esoterismo.
Nell’aria risuonano versi di animali, l’ambiente è opportunamente rinfrescato, io vago, sempre più Alice, ed entro in una sorta di quinta teatrale: una sala intera è ricostruita all’interno del Salone delle Cariatidi, si tratta della stanza dedicata al Ciclo di Orfeo, così come era allestita nel secentesco Palazzo Verri.
L’autore delle tele è un pittore di Danzica, Pandolfo Reschi, con l’aiuto di un pittore belga, Livio Mehus. Manco a farlo apposta, Reschi è naturalizzato fiorentino e in effetti la decorazione del palazzo milanese deve molto al Granducato!
Entro nella sala e rimango colpita dalle dimensioni dell’opera: tre pareti sono completamente ricoperte dalla scena più classica di un Orfeo intento a suonare, circondato da animali. Tuttavia il mio primo pensiero va alla penombra che ingoia tutto e che impedisce una visione chiara. Mentre sono sul punto di uscire, infastidita quasi dallo sforzo richiestomi per individuare le figure…ecco che alle mie spalle spunta una luce, che piano piano si alza e comincia a inondare la sala. La quarta parete riproduce infatti le finestre presenti nella sala di Palazzo Verri e gli allestitori hanno pensato di ricreare in modo estremamente accurato l’ambiente originario del ciclo di Orfeo: completo della luce che, nell’arco della giornata, ne illuminava le diverse porzioni.
Un’esperienza bellissima! Dove la natura che circonda il cantore tracio sembra risvegliarsi man mano che è colpita dalla luce!
Accanto al box con la ricostruzione della sala, eccone un altro, delle stesse dimensioni, pieno di …animali impagliati! Si tratta dei 165 esemplari presenti nelle tele e che i curatori della mostra hanno voluto proporre in tridimensione, utilizzando la collezione del Museo di Storia Naturale e dell’Acquario e Civica Stazione Idrobiologica di Milano.
Impressionante, in tutti i sensi. Ogni animale è illustrato con una scheda dettagliata che viene proiettata a ciclo continuo sulle pareti del box.
Una mostra che mi ha sorpreso per originalità e che ha stimolato molta curiosità.
Visitabile fino al 14 luglio.
Se volete provare a visitare tre mostre in un colpo solo, ecco i link agli altri due allestimenti di Palazzo Reale: Ingres e Leonardo.