Toscana, estate di fine anni ’90: una madre e una figlia si aggirano tra l’erba alta, in località Populonia, antica città etrusca. Intravedono qualcosa in prossimità della boscaglia, cercano di raggiungere il casotto di alcuni guardiani e lì scoprono di aver sfiorato l’incontro con un cinghiale! La figlia è da poco iscritta all’Università, facoltà di Scienze dell’Antichità, indirizzo storico-archeologico. La madre voleva ingannare il tempo, nell’attesa di andare il recuperare il figlio minore, che a Follonica sta facendo ripetizione di latino.
Toscana, aprile 2018: la figlia è cresciuta, archeologa free lance, si fa chiamare “La figlia del Corsaro Nero” e torna a Populonia per… invaderla!
Potrebbe cominciare così, come un lungometraggio di avventura e mistero la mia domenica a Populonia, al seguito delle #invasionidigitali.
Appena ho saputo che le invasioni avrebbero “occupato” l’Acropoli del Parco di Baratti e Populonia, ho deciso di lasciarmi coinvolgere: l’esperienza delle invasioni la seguo da qualche anno con crescente curiosità. Si tratta di una iniziativa pensata 6 anni fa da Fabrizio Todisco e Marianna Marcucci e che oggi vanta centinaia di eventi, in tutta Italia (e non solo!).
Si può “pianificare” un’invasione? Beh, sembra di sì: la si può proporre, oppure iscriversi e quindi presentarsi il giorno stabilito. Nel “kit dell’invasore” è presente l’immancabile mascherina di Space Invaders, che servirà a lasciare il marchio nelle foto della giornata. Dopodiché si parte… all’arrembaggio! E si visita il sito invaso pubblicando sui social media le immagini più significative, con i tag e gli hashtag più indicati, primo fra tutti #invasionidigitali.
A Populonia gli organizzatori erano il gruppo di @igersLivorno e ho avuto il piacere di conoscere l’esplosiva Debora Marovelli (su Instagram @deboramarovelli), piena di energia…che non guasta mai durante un’invasione.
Ma naturalmente l’iniziativa non potrebbe riuscire se non ci fosse… come dire… un “contatto” all’interno del luogo da invadere. Il nostro gruppetto ha avuto il piacere di seguire la guida esperta e gradevolissima di Francesco Ghizzani che, beh, è nientepopodimenochè il Presidente dei Parchi della Val di Cornia.
Un vero privilegio, quindi, e per questo ancora più apprezzato: Francesco ci ha condotto attraverso i resti dell’Acropoli di Populonia, illustrandoci i lavori fatti e quelli in programma, e poi ci ha guidato nelle sale del Museo Archeologico di Piombino.
Una giornata splendida ha fatto da cornice e devo dire che se avessi saputo prima che invadere era così bello, ci avrei costruito una carriera, altro che archeologa free lance!!
Aggirarsi tra la boscaglia è cosa facile per la figlia del Corsaro Nero, abituata a farsi largo nelle inospitali e rigogliose foreste caraibiche. La sua meta sono “le logge”, arcate monumentali, vestigia di un terrazzamento romano e rimaste per secoli a guardia dell’Acropoli. Addossati alle arcate, alcuni muretti a secco testimoniano del terrazzamento ottocentesco, che ha trasformato il luogo sacro in una celebre vigna.
Il lavoro degli archeologi ha oggi ripulito tutta l’area, fino a scoprire resti di una domus prestigiosa, a giudicare anche solo dai mosaici della zona termale.Si continua a salire, fino ad arrivare al belvedere…l’occhio spazia sul golfo di Baratti e intercetta il promontorio con la cittadella e il castello, oggi luogo privato (visitabile, ma noi siamo corsari… o si invade o nulla!).Alle spalle del belvedere, ecco il tesoro! La figlia è tornata a Populonia principalmente per lui: un mosaico, anzi una porzione di mosaico, che sembra racchiudere un significato segreto.
Quando nel 1972 è stato riconosciuto e salvato da un’asta inglese, il mosaico – la cui storia lo dice scoperto nel 1842, andato in frantumi, restaurato circa un secolo dopo e poi “perso” nei gorghi del mercato antiquario – ha suscitato subito grande scalpore.
La teoria più accreditata al momento, riconosce in due figure nell’angolo in basso a sinistra una scena di sapore sacro: una nave travolta dall’onda, i cui marinai si sbracciano verso la colomba di Venere Euploia, la dea invocata per avere una buona navigazione. Ma la scena è leggibile solo capovolgendo l’immagine.
In un’altra area dello stesso ambiente gli archeologi hanno trovato un mosaico ispirato al culto di Iside, la vera intestataria del titolo “Euploia”, e quindi ecco spiegate le strutture di questa parte dell’Acropoli: ci troviamo negli ambienti di un santuario dedicato a Venere/Iside Euploia.
Il mosaico è, a buon diritto, il protagonista non solo della visita all’Acropoli, ma anche di quella al museo archeologico a Piombino: pannelli e ricostruzioni audio e video permettono di appassionarsi alla vicenda antiquaria e di partecipare alle elucubrazioni. Ma devo ammettere che già solo la passeggiata tra gli alberi per raggiungere le strutture del supposto santuario è altamente suggestiva.
Al Museo di Piombino la figlia del Corsaro Nero sente di trovarsi nel suo habitat naturale: ci sono vestigia di relitti affondati a poca distanza dalla costa. Le boccette con il collirio a base di carota e zinco sono il ricordo di un medico di bordo altamente coscienzioso, mentre l’anfora in argento ricorda alla figlia cosa l’ha spinta a prendere il mare in cerca di avventura!
Un’anfora interamente decorata con gli stampi di medaglioni: all’interno di ciascuno una divinità, o comunque una figura legata a qualche culto. Un pantheon che sembra ispirato da qualche sorta di esoterismo, di culto iniziatico: forse quello del ragazzo dal berretto frigio, presente sullo stretto collo dell’anfora (Attis? Mithra?).
L’esperienza della visita all’Acropoli di Populonia è stata decisamente entusiasmante. Dialogando con Francesco Ghizzani ho apprezzato ancora di più il grande lavoro di coordinamento che è dietro alla gestione dei Parchi della Val di Cornia: una realtà archeologica che propone visite complete e diversificate, “pacchetti” per famiglie oppure scolaresche, iniziative speciali disseminate lungo tutto l’anno.
Un ringraziamento speciale va a Marta Coccoluto, cara amica e brillante coordinatrice del Parco. che ha giustamente insistito perché rompessi gli indugi e mi aggregassi al gruppo di invasori.
Finita la visita, il porto di Piombino viene inghiottito da una nebbia improvvisa: la figlia è abituata ai repentini cambiamenti del tempo, eppure rimane incantata di fronte allo spettacolo della natura, che riprende i suoi spazi.
I suoni della boscaglia, le pietre del mosaico, le illusioni delle ricostruzioni, tutto viene assorbito lentamente dalle gocce di nebbia che si condensano attorno al molo. E’ giunto il momento di riprendere il mare e volgere le vele verso la prossima…invasione!
p.s. verificate le date delle prossime invasioni digitali: calendario 2018