E io non vedo più la realtà

Com’è fatto un eroe?
L’eroe sa di essere tale?

downloadIl piccolo Herakles non sapeva perché la mamma piangeva e lo abbracciava stretto. Ificle, il piagnone, non riusciva a smettere di tremare, ma quei due serpentoni ormai non potevano più fare male: penzolavano inermi tra le mani paffute del figlio di Anfitrione e Alcmena.
Il padre lo guardava dubbioso, e lo sguardo poi si posava sulla moglie… qualcosa doveva essere successo perché il gemellino fosse così forzuto.

C’è una ragione che cresce in me
e l’incoscienza svanisce

Il giovane Herakles non sopportava quella disciplina così rigida, e la musica non gli era Herakles uccide Linosmai piaciuta. Nessuno che chiedesse al figlio del re quello che veramente voleva fare. Quel giorno aveva deciso che sarebbe stato l’ultimo.
Ora basta.
La lira non gli era mai sembrata così leggera, mentre si fracassava sulla testa del maestro.

ed io non vedo più la realtà
non vedo più a che punto sta
la netta differenza fra il più cieco amore
e la più stupida pazienza no, io non vedo più la realtà
né quanta tenerezza ti dà la mia incoerenza
pensare che vivresti benissimo anche senza.

Herakles ne aveva abbastanza della gelosia della moglie: era abituato a fare quello che gli pareva, con chi voleva e quando gli andava. Un clima troppo pesante in casa. Questo pensava mentre ascoltava per l’ennesima volta le lamentele di quella donna. E i bambini, cresciuti all’ombra della madre. Erano ancora piccoli, ma di certo non sarebbero potuti cambiare, se non accadeva qualcosa… ora.
Non pensava sarebbe stato così facile spezzare il collo di una donna, sembrava un cerbiatto, uno di quegli animaletti impauriti che cacciava a mani nude nel bosco. I bambini piangevano. Lui voleva solo farli smettere …

una paura che nasce
l’imponderabile confonde la mente

Athena_Herakles_Staatliche_Antikensammlungen_2648Dicevano tutti che era facile riconoscere una dea, doveva essere una donna bellissima, alta, dallo sguardo tagliente. Herakles pensò che in fondo Atena non sembrava poi così diversa dalle ninfe che incontrava nelle sue battute di caccia solitaria: una bella ragazza, ma nulla di più. Certo, armata di tutto punto, e con quel volto di Gorgone stampato sul petto, faceva un certo effetto, ma Herakles era stanco, non si lavava da una settimana, completamente sfinito da quell’accesso di forza bruta (la chiamavano follia) che lo aveva fatto diventare un assassino, della propria famiglia: non c’era niente che potesse intimorirlo o scuoterlo.
Poi Atena lo guardò, fisso negli occhi scuri e cisposi: la dea li aveva molto chiari, gli occhi. E avevano la capacità di penetrare nei più nascosti recessi dell’anima. Herakles si sentì improvvisamente nudo, indifeso, un groppo in gola gli fece salire le lacrime agli occhi.
Poche parole e Atena gli spiegò in cosa consisteva la sua punizione: doveva combattere per difendere gli uomini, salvarne alcuni e proteggerne altri. Il suo primo scontro gli procurò un’armatura fuori dalla norma, la pelle di un leone. Non era possibile scalfirla con le armi convenzionali: diventò una sua seconda pelle. Era nato l’eroe

jeeg-robotCorri ragazzo laggiù
vola tra lampi di blu
corri in aiuto di tutta la gente
dell’umanita’

Il film di Gabriele Mainetti si mantiene in equilibrio perfetto tra la realtà e il paradosso. Naturalmente, oltre al Jeeg Robot del titolo, cui si fa riferimento esplicitamente durante il film, sono tanti i personaggi “super eroi” che ci affiorano alla mente mentre seguiamo empatici le (dis)avventure di Enzo Ceccotti (Claudio Santamaria): la casualità che lo rende fortissimo e invincibile, il suo lato (dis)umano, quasi bestiale, e l’incontro con la (dis)illusa figura femminile, che stentiamo a definire ragazza, perché è quasi un simbolo più che una persona in carne e ossa. C’è pure il tempo di creare l’antagonista, con le sue idiosincrasie e il protagonismo che lo avvicinano terribilmente a un Joker, rendendocelo personaggio da compatire più che da odiare.lo-chiamavano-jeeg-robot-trailer-lo-chiamavano

Ma non scrivo tutto questo per rovinare il gusto di vedere il film. Scrivo queste poche righe perché la costruzione di un’eroe come Enzo Ceccotti è, a mio avviso, perfetta: il mondo in cui cresce e vive sembra assente dalla sua quotidianità, fino a quando non lo proietta sugli schermi (monitor di computer o televisivi). Prima di accorgersi di Enzo è solo un mondo che si sta autodistruggendo, creando i propri mostri. Enzo è uno di quei mostri, ma ad un certo punto sceglie di cambiare pelle e si accorge improvvisamente delle facce che lo circondano, delle persone che vivono attorno a lui. E io ho pensato a quel gigante buono che è Herakles, selvatico eppure generoso, violento ma coraggioso. Un eroe suo malgrado.

Qui l’emozionante versione di Santamaria della sigla di Jeeg Robot.

Invece la colonna sonora di questo post è Anna Oxa nel 1978, perché nel film c’è una bellissima interpretazione à la Renato Zero interpretata da Luca Marinelli.

 

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