Ci ritroviamo dunque nuovamente a tourismA. L’opportunità di conoscere modi sempre nuovi di vivere l’archeologia: da turisti, sì, ma partecipanti curiosi e interessati.
L’inaugurazione ci riunisce nella Sala “più famosa del mondo”, come ricorda giustamente Piero Pruneti, direttore di Archeologia Viva e quindi padrone di casa dell’iniziativa fiorentina.
Ma il Salone dei Cinquecento è simbolo sommo del governo fiorentino, perciò è Dario Nardella, sindaco della città, a fare gli onori di casa. Non viene di persona, ma invia l’assessore Bettarini allo Sviluppo economico, Turismo, Città metropolitana; Bettarini esordisce facendo riferimento alla norma “unica in Italia” che pur di preservare l’arte va contro agli interessi economici dei privati. Incuriositi apprendiamo che la fantomatica norma, quasi marxista nell’enunciato, sarebbe quella che prevede la chiusura di luoghi non consoni alla “decenza” della città. Un riferimento inopportuno, ci sembra, e poco corretto, che sorvola sulle diverse pecche dell’amministrazione, da sempre in prima linea per una gestione privatistica del bene culturale fiorentino (si pensi alla famosa cena sul Ponte Vecchio oppure al Museo Gucci, piazzato a bella posta accanto a Palazzo Vecchio).
Ma non vale la pena di impantanarsi in sterili polemiche.
Con il discroso di Pruneti tourismA2016 prende forma e ciò che si scorge è un’archeologia collettiva, di ampio respiro.
Pruneti ricorda infatti che il successo di iniziative come tourismA e prima ancora di riviste come Archeologia Viva è legato alla partecipazione calorosa e sempre interessata dei principali fruitori: i lettori, i viaggiatori, coloro i quali si alimentano di cultura. Quindi tourismA siamo tutti noi.
Con il primo relatore della serata capiamo subito a cosa siamo chiamati. Se ancora ha valore il sogno europeo, ebbene, esso passa attraverso la cultura, inevitabilmente, e la storia dell’Acropoli di Atene ne è la dimostrazione più viva.
Louis Godart, già Consigliere del Presidente della Repubblica per il patrimonio culturale, ma soprattutto sapiente decifratore della civiltà micenea, ci guida, aedo d’altri tempi, attraverso le tappe della democrazia ateniese, così particolare nella sua struttura.
Egli cita Eschilo, drammaturgo immortale, che scolpisce ogni suo personaggio proprio come Fidia ha dato anima ai suoi marmi. Prometeo, Clitemnestra, Oreste, le Danaidi… ognuno evoca un pensiero di democrazia partecipata: il libero arbitrio dell’uomo greco di fronte al destino e alla legge, il processo celebrato di fronte alla comunità riunita, oppure la storia che sempre si ripete di migranti africani che in Grecia cercano un modo nuovo di essere cittadini. Perfino la risposta alle devastazioni in Medio Oriente sembra essere stata prevista da Eschilo, nei Persiani: chi distrugge templi è destinato ad essere distrutto. Forse oggi il “tempio” non è solo il monumento in pietra, ma la nostra coscienza storica e la capacità di riflettere la grande Storia negli episodi anche più piccoli delle nostre storie quotidiane.
Il discorso di Godart ci avvolge e il punto d’arrivo è lui, il Partenone: una “luce dell’Attica” il cui riflesso serve anche a dare vita ai marmi. Ma quali marmi? quelli che faticosamente sono rimasti in terra greca oppure quelli che combattono con le brume del nord, nella sala del British?
Giunge il saluto del Presidente della Repubblica greca, che guarda fiducioso alla nascita del comitato italiano per la restituzione dei marmi ad Atene. A seguire, un giovane ricercatore legge l’intervento di Dusan Sidjanski, del Dipartimento di Scienze politiche dell’Università di Ginevra. L’anziano professore novantenne ha un sogno, quello di vedere riuniti i marmi strappati con l’inganno ai Greci, quando erano sudditi e non ancora cittadini.I tre interventi spiegano in poche, incisive immagini una verità che a volte non riusciamo a vedere: la cultura è di tutti, la partecipazione deve essere quanto più estesa possibile. Il Colosseo, Pompei, la cupola del Brunelleschi, non appartengono al popolo italiano, proprio come il Partenone e i suoi marmi non appartengono né al popolo greco né a quello inglese. Sono espressioni massime di un genius loci, vanno lette e apprezzate nel contesto che le ha prodotte.
Per questo, l’impegno di riportare i marmi ad Atene non deve essere quello di pochi illuminati studiosi, ma l’impegno di tutti noi.
tourismA siamo noi: troviamo finalmente la forza di scendere in campo e partecipare al grande gioco della cultura!
Già questa mattina sono cominciate le attività del convegno ed è quindi possibile ascoltare, chiedere, informarsi presso il Palazzo dei Congressi di Firenze. Tra le iniziative mi piace ricordare il convegno e workshop di domani, con il quale si affronterà la grande sfida 2.0: portare arte, archeologia e cultura al maggior numero possibile di persone attraverso i cosiddetti “social media”. Non mancate.. anzi.. stay tuned!
Qui trovate il programma completo: http://www.tourisma.it/programmazione