Se una mattina di settembre un viaggiatore… si fermasse a visitare la Galleria degli Uffizi a Firenze, troverebbe una persona appassionata, che potrebbe guidarlo attraverso la collezione di statue antiche.
Questa guida d’eccezione comincerebbe da un “classico”
Il burbero eroe che stringe in un abbraccio mortale il viscido centauro, e non sa che la morte del nemico è tragicamente legata alla sua. Ma la nostra guida non si sofferma sul mito, piuttosto svela che la coppia di avversari riemerse dalla terra solo in pochi frammenti: un piede e il busto del centauro, con la faretra e leonté attaccate. Si deve alla conoscenza del mito greco di Giovan Battista Caccini, restauratore cinquecentesco, se da questi pochi indizi è stato possibile ricostruire l’intenzione dello scultore antico.
La guida continuerebbe poi con un pezzo da novanta, come la Venere Medici, regina indiscussa della Tribuna.
Questa guida così ricercata si chiama Fabrizio Paolucci, dal 2009 Direttore del Dipartimento di Antichità degli Uffizi. Fabrizio ha un modo molto particolare di condurre la visita: lo sguardo tradisce la passione e la serietà, il tono di voce impostato ti chiede di seguirlo nella sua spiegazione.
Ma ciò che ti offre non è la “semplice complessità” della sua conoscenza, Fabrizio Paolucci costruisce l’aspettativa di chi ascolta e aggiunge “in cauda” l’aneddoto curioso, la battuta inaspettata.
Capita così di ascoltare la storia collezionistica della Venere Medici e di venire a conoscenza dell’effetto conturbante che la statua esercitava su tutti i visitatori, tra i quali spicca il Marchese de Sade:
“per fare una donna così bella bisognerebbe prendere le cento parti più belle delle cento donne più belle“.
Ancora emozionato da tanta sensualità, il Marchese si accingerà a scrivere Juliette e offrirà alla protagonista del romanzo una visita agli Uffizi memorabile: un vero e proprio percorso nell’eros delle statue e dei dipinti della Galleria.
Gli aneddoti su queste statue antiche, che hanno costituito il nucleo delle collezioni medicee e il vanto dei corridoi vasariani ben prima dei cicli leonardeschi o botticelliani, continuano man mano che ci addentriamo nelle sale “a vita nuova restituite“. Uno dei progetti che riguarda l’allestimento degli Uffizi ruota infatti attorno al recupero delle sistemazioni settecentesche. Perciò, percorrendo il corridoio occidentale accediamo alla Sala della Niobe. Fabrizio ci spiega che, quando Papa Pio VI acconsentì a mandare le statue di Niobe e dei suoi disgraziati figli (per non parlare del loro precettore) a Firenze, organizzò il trasferimento di notte, per timore di sollevazioni popolari da parte dei numerosi visitatori che accorrevano ad ammirarle a Villa Medici, correva l’anno 1770.
Il percorso che ci suggerisce il dottor Paolucci è un viaggio nella storia del collezionismo, ma queste “vecchie” statue non finiscono mai di parlarci e di rivelarci qualche nuovo segreto. E’ il caso della
Faustina Major mollemente adagiata: la statua ha una gemella ai Musei Capitolini di Roma, ma la copia fiorentina è stata rilavorata per farla apparire simile ad Elena, madre di Costantino. Nello studiare le due statue, si è scoperta una tecnica complessa ma geniale per la resa dell’acconciatura: una sorta di impalcatura in metallo pronta a sorreggere il toupé di marmo.
Di nuovo i capelli sono al centro di un altro progetto di studio molto interessante: si tratta di Gold Unveiled, ovvero l’individuazione di tracce di doratura su alcune celebri statue o rilievi in marmo della Galleria degli Uffizi. I risultati sono resi visibili al visitatore attraverso un QR Code applicato alla didascalia dell’oggetto: il codice permette di accedere ad un sito web che mostra la zona dorata in antico e rende subito apprezzabile l’effetto che doveva fare questa preziosa policromia.
La visita volge al termine, non senza aver svelato altri particolari di questi illustri convitati di pietra al banchetto dell’arte e dell’archeologia. Fabrizio Paolucci ne conosce i segreti perché per poterli tutelare al meglio li ha studiati e ne ha ricercato la storia. Ma il compito del Direttore del Dipartimento di Antichità è anche quello di valorizzarli ed è per questo che fornisce l’adeguato appoggio istituzionale a iniziative come Gold Unveiled.
Anche la visita di cui vi ho parlato è stata resa possibile dalla fiducia di Paolucci nelle potenzialità della comunicazione attraverso i canali dei Social Media. Uno splendido lunedì di settembre, a museo chiuso, un gruppo di archeoblogger è stato ammesso in Galleria e ha avuto accesso alla Tribuna e alla zona molto meno nota di San Pier Scheraggio. Cristiana Barandoni, già madrina di Gold Unveiled, sta lavorando
proprio per aprire la quinta scenica della Galleria al mondo di Twitter e, più in generale, del web. Compagni di questa incredibile avventura sono stati Antonia Falcone, Professione Archeologo (www.professionearcheologo.it), Astrid D’Eredità, ArcheoPop (www.archeopop.it), Francesco Ripanti, ArcheoKids (archeokids.tumblr.com/), Marina Lo Blundo, Generazione di archeologi (http://generazionediarcheologi.myblog.it/), Silvia Bolognesi, ArcheoToscana (https://archeotoscana.wordpress.com/)
E ognuno di loro in questi giorni sta pubblicando una versione personale della visita!
Una variopinta folla entusiasta ha partecipato virtualmente alla visita seguendo l’hashtag #uffiziarcheologia. Il riscontro ottenuto è stato davvero eccezionale e sicuramente l’intuito di Cristiana ha colto nel segno.
Eppure, in quegli stessi giorni, diventava realtà un corollario della epocale riforma del Ministero dei Beni Culturali: gli Uffizi erano destinati a perdere la figura dell’archeologo. Qualcuno aveva semplicemente deciso che nel tempio del Rinascimento non c’era posto per la storia dell’antichità; eppure noi avevamo appena attraversato secoli di passione e di arte, condotti per mano da un professionista, appassionato del proprio lavoro. Come si può pensare agli Uffizi privati della loro stessa origine, la collezione antica? Quale futuro attende le statue della Galleria, soprattutto ora che la fantomatica riforma ha accorpato agli Uffizi Palazzo Pitti, facendo raggiungere alla collezione antica la ragguardevole cifra di circa 1200 reperti… pari al censimento dei Musei Capitolini a Roma?
Devono essersene accorti in extremis anche al Ministero.. dal momento che, a oggi, il Direttore del Dipartimento di Antichità aspetta ancora di sapere il suo futuro.
#poverapatria
p.s. la foto di Faustina Major aka Elena non c’è… pallido effetto della scomparsa del Dipartimento di Antichità degli Uffizi: senza l’interesse e lo studio di un archeologo, quella statua avrebbe finito per fare … arredamento.