Ultima notte a Biancavilla. Notte senza luna in una campagna poco illuminata: il cielo è nero come un velluto e le stelle risaltano luminose e lontane. Gli arabeschi delle costellazioni sembrano più nitidi, le due orse con i loro carri e i personaggi che prendono forma e raccontano la loro storia notturna.
Un cacciatore e le sue prede
Il loro passaggio è come un battito d’ali, senti le loro vesti strusciare rapide tra i cespugli più bassi. Non parlano, quasi mai. A volte le senti ridacchiare in lontananza.
Io non so perché, ma ne sono ossessionato.
Ogni volta che mi inoltro nel bosco con l’idea di braccare qualche cervo, nel giro di poco tempo comincio a pensare a Merope, poi ad Asterope… Celeno… ognuna si distingue per qualcosa di particolare: l’acconciatura dei capelli, la forma delle labbra, gli occhi.
Mi passano accanto e subito vengo stordito dal profumo che le circonda.
In questa immensità buia io sono il cacciatore di luce: la mia cintura è visibile nei due emisferi e il mio fido compagno, Sirio, è la stella più brillante a fine luglio.
Le ragazze continuano a sfuggirmi… si gettano a capofitto nella notte senza luna, e mentre cadono consapevoli, si voltano verso di me e sembrano sorridere compiaciute. Continuano a sfuggirmi.
Una famiglia molto unita
“Continuo a guardare i miei boccoli, il nero corvino li fa sembrare più corposi. Son belli, sono belli, davvero. E secondo me anche Amfitrite lo deve ammettere. Anche lei lo sa.”
“Di quale grande ironia sono capaci gli déi, di mettermi qua, in eterno, accanto a mia madre. E se mi volto vedo lui, il mio salvatore, mio marito, ma ancora con in mano l’oggetto terribile che gli ha permesso di liberarmi dalla roccia e di sottrarmi al mostro marino. Dunque, per l’eternità, rimango prigioniera del mio destino di figlia sacrificata.”
Il mito racconta di Cassiopea, regina dell’Epiro, che si vantò di essere più bella di Amfitrite, la nereide sposa di Poseidone. L’ira del dio non si fece attendere e inviò un mostro marino a devastare le coste epirote. Il re Cefeo restava ad assistere, muto, all’impertinenza della moglie e alla rappresaglia divina.
Ma la popolazione chiedeva il suo intervento, e quando Cefeo cercò di capire quel che doveva fare, il responso degli oracoli fu tremendo: Andromeda, unica figlia della coppia reale, andava sacrificata al mostro. Anche in questo caso Cefeo non proferì parola, cercò solo di calmare la moglie che urlava ancora contro gli dèi, e di consolare la figlia, ormai rassegnata a essere incatenata allo scoglio più grande.
L’arrivo di Perseo fu inaspettato per tutti; Andromeda si ritrovò a fissare negli occhi quel ragazzo bellissimo che stava tranciando di netto le catene di ferro con un colpo di spada. In seguito capì che si trattava della stessa spada che aveva reciso con un colpo solo la testa della Gorgone, di quell’orrendo cesto di serpenti che Perseo aveva appoggiato sulla riva subito dopo aver pietrificato il mostro marino mandato da Poseidone.
Le quattro costellazioni sono ora visibili l’una accanto all’altra, in una notte senza luna.