Herakles e Iolaos sgranarono gli occhi: dinanzi a loro un ragazzo, che si muoveva ancora a fatica dentro la pesante armatura di bronzo, stava bloccando il passaggio. Digrignava i denti, in un modo talmente ridicolo che perfino gli uccelli si erano appollaiati sui rami e guardavano curiosi, cercando di interpretare i suoni che uscivano dall’elmo corinzio.
Quando poi cominciò a parlare… zio e nipote non riuscirono più a trattenersi e scoppiarono in sonore risate! Una vocina stridula, che, quanto più si indignava, raggiungeva suoni acuti decisamente femminili. Con le lacrime agli occhi Herakles gli intimò una volta di più di scostarsi, ché non avevano tempo da perdere. La strada era quella per Delfi, non esattamente una viuzza laterale… non appena ebbe finito di parlare, il semidio si trovò circondato da alte figure: Ares, con quell’espressione perennemente incazzata e la giugulare
già pulsante, prima ancora di aprire bocca; Atena, armata di tutto punto e anch’essa decisamente corrucciata; infine Zeus, che sembrava sconsolato, sbuffante, mandato dal solito, ineluttabile destino, a svolgere un ruolo cui troppe volte aveva cercato di sottrarsi, quello di Padre degli Dèi, l’arbitro di ogni questione, il vero risolutore di ogni divergenza.
Subito la dea dagli occhi cerulei si avvicinò al rozzo eroe e gli sussurrò un’informazione importante: una volta battuto Kyknos (ecco il nome di quel giovanotto!) non si sarebbe dovuto avventare sulle sue spoglie, ma avrebbe dovuto affrontare il padre (nientemeno che Ares) e, in quel caso, si sarebbe dovuto trattenere… non poteva, non doveva ucciderlo, ma ferirlo e farlo andare via, solo a quel punto si sarebbe impossessato delle armi che gli spettavano di diritto, avendo ucciso il loro proprietario.
Al gruppetto si aggiunsero Apollo e Dioniso, richiamati dal divino assembramento: loro due si stavano ancora “giocando” la gestione del vicino santuario di Delfi, un diversivo era quel che ci voleva…
Kyknos era pronto, tenuto a freno solo dal padre Ares, Zeus allora fece piovere quattro gocce (ma era sangue!!) per dare l’inizio ufficiale allo scontro…. la terra tremò improvvisamente sotto ai loro piedi, era il segnale che Atena aveva scosso la sua egida dal petto: la questione era davvero seria.
Siamo appena partiti dallo Ktel (la stazione degli autobus), vicino a me ci sono due francesi che ieri sera mi hanno ceduto il posto nella taverna già piena di gente, ma non credo si siano accorti che ci siamo già incontrati … (oppure è il simpatico modo francese di far finta di niente, vaiasapere). L’autobus è praticamente vuoto, ci sono solo una decina di locali, che si stanno muovendo tra Chanià e Iraklion; io mi fermo a Rethimno, in una botta di amarcord!
Passano forse 5 o 6 minuti… fermi ad un semaforo sentiamo qualcuno che urla.. che fortuna, è proprio dalla mia parte, così posso vedere benissimo che si tratta di un signore scuro e con i baffi neri (ah, già.. siamo a Creta), che esce dalla macchina e fa gesti inconsulti verso lo specchietto.. pur dietro il vetro affumicato del pullman si distinguono bene alcune parole “E NON PENSARE DI ANDARTENE!!! ASPETTAMI PIU’ AVANTI! BRUTTO COGLIONE GUARDA COSA HAI FATTO AL MIO SPECCHIETTO! ME LO POTEVI ROVINARE!!”.
Non ci vuole molto a ricostruire una manovra un poco azzardata del giovane autista (avrà sì e no 21-23 anni) che evidentemente si è stretto troppo sulla sinistra e ha sfiorato lo specchietto esterno destro dell’automobilista.
Va beh…
Va-beh.
Ma.. scherziamo?
Cioè, un attimo.. ma.. si fermerà?
Lo sventurato si ferma … scende dall’autobus e si appresta a essere riempito di improperi.
Cominciano a passare i minuti e sull’autobus si aggira un simpatico signore sulla sessantina (ma ancora perfettamente nero, nella carnagione e nella capigliatura) che, sorridendo, cerca di capire cosa stia succedendo. In un attimo riconosco il genere: è Mr Magoo! Solo più simpatico. Infatti è sordo come una campana e deve raccogliere indizi da più di una persona, per ricostruire l’incidente.
Le prime persone a cui chiede sono, naturalmente, i due francesi… una volta spiegato che non capiscono il greco ma che vengono dalla madre Gallia, l’omino apre il sorriso a tutti e 84 i denti: è stato marinaio di stanza in Canada! Nel 1975 (ommamma) è rimasto menomato a causa di una temperatura che ha raggiunto i -37°
I due sono veramente colpiti (sì, bum!) e lui è divertito.
Dopo un altro rapido giro di domande fatte un po’ a tutti sul bus (certo, anche alla sottoscritta!) con quella “k” schiacciata che caratterizza lo splendido dialetto cretese, torna alla carica dai due francesi e decide di regalare loro una perla, una battuta: “Quando mi chiedevano se parlavo francese sapete cosa dicevo?” Allo sguardo vagamente interrogativo dei due lui risponde con una fila di parole in francese (ho capito solo ascenseur) e scoppia a ridere, fortunatamente seguito dai due malcapitati che hanno optato per una botta di gentilezza. A quel punto lui ripete la battuta ad una signora greca, che sta sommessamente imprecando per il ritardo inaspettato, e poi torna al suo posto ripetendo “Eh! A me piacciono i calembour! Eddai, bisogna ridere, bisogna fare un po’ di calembour ogni tanto!”.
Nel frattempo la questione si è fatta seria per il giovane autista: sono passati già 20 minuti, perciò mi affaccio anche io, giusto per capire, e mi accorgo che sono arrivate un paio di persone dallo Ktel, i vigili e due periti che scattano foto alla targa del bus e, già che ci sono, a due ragazzine che sono scese dal bus per vedere che succede…. Ne conto almeno 6 che si agitano attorno al povero ragazzo, sempre più sudato sotto il sole che ci regala ben 13° oggi. Del suo antagonista, intanto, non c’è più traccia… Ormai è una questione burocratica tra l’autista e l’ufficio della Stazione degli Autobus.
Lo scontro durò forse 5 minuti (ma Iolaus ne aveva contati 3), poi, come aveva predetto Atena, sulle spoglie di Kyknos si avventò Ares, con il chiaro intento di proteggere il cadavere del figlio e contemporaneamente vendicarlo. Herakles a questo punto era decisamente arrabbiato e si lanciò contro il dio della guerra, ferendolo ad una coscia. Solo così Ares si decise a lasciare il campo (e le armi del figlio).
Il corpo del povero Kyknos venne trasformato nel Cigno: l’animale noto per l’aggressività e per il vezzo di innalzare un canto poco prima di morire …
Dopo 1 ora vigili e assicuratori si dichiarano soddisfatti: ora l’autobus può ripartire… e io rimango con il dubbio sull’esistenza del CID a Creta…