“Una cicala di troppo” – racconto a puntate 12

Flashback(s)

La trattoria “Al Vecchio Lavatoio” si distingueva dagli altri ristoranti in un aspetto fondamentale: era il primo della fila nel quotidiano spettacolo del tramonto sul porto di Ortigia. Ma il nome si riferiva al lavatoio in pietra che si poteva visitare scendendo le ripide scale all’interno del locale. Le tre archeologhe italiane approfittarono subito per lanciarsi in datazioni più o meno plausibili, in un orizzonte medievale, come suggerivano le scarne indicazioni, che era ben distante dalle loro solite frequentazioni, Klaus non partecipò alle disquisizioni, preferiva confrontarsi su terreni a lui più congeniali, di ambito chiaramente romano.

Il Baffo Moretti.. io Herr Blau l'ho sempre immaginato così...

Herr Blau aspettò che il gruppetto risalisse, e nel frattempo versò generosamente il fresco bianco dal nome greco: Catarratto.

Finalmente tornarono e fu il momento dei brindisi: “Alla felice conclusione di qvesta brutta ztoria!”, Klaus rimaneva sul classico; “Al coraggio e alla prontezza delle nostre giovani amiche!”, Blau decise che era il momento di rendere a Cesare, o alle Muse del Parnaso di Delfi, ciò che spettava loro!

“Beh, la prossima volta mi sa che li dovete scegliere meglio i vostri collaboratori… e mi riferisco a Babis!!!”, Cassandra era ancora perplessa e Blau non poté fare altro che ammettere ciò che era evidente: “Ha ragione, signorina Cassandra. Posso solo dire che non sono stato io a sceglierlo, piuttosto la polizia greca si è fidata di un loro agente, senza valutarne le capacità e l’onestà. Fortunatamente la sua è stata una valutazione più accorta.”

“Ma mi dite con precisione cosa è successo?? Io l’ho solo visto a terra, in manette!”, Asia era in fondo un po’ dispiaciuta di non aver potuto partecipare all’azione. Elena fu subito pronta a riassumere per sommi capi l’accaduto. “E’ successo che Klaus ci aveva riferito il piano B: una volta rilasciata te, avremmo fatto credere al gruppo di avere dell’altra merce. Babis doveva far finta di essere un doppio giochista e di voler contattare il loro capo per dei nuovi frammenti.”

“Invece è venuto fuori che lui era davvero un doppio giochista… contro di noi!”, Cassandra sentiva di dover intervenire su questo particolare della storia. “In pratica, tutta la questione dei pezzi già fatti uscire dalla Grecia era una balla. In realtà i pezzi erano a Delfi e dovevano essere consegnati a Babis, la vera talpa dell’organizzazione, nonché “mente” delle operazioni di espatrio. Ma io l’ho capito subito che di lui non ci si poteva fidare. E non l’ho perso d’occhio. Ad un certo punto si è allontanato e io l’ho seguito. Ho visto mentre prendeva una scatola nascosta dietro ad un cipresso e mi sono insospettita. L’ho detto a Klaus e abbiamo dovuto inscenare un .. piano C!”

Più grandi sono, più rumore fanno quando cadono

“Abbiamo lasciato perdere gli altri tizi e ci ziamo koncentrati zu Babis. Io l’ho affrontato e gli ho chiesto di darmi la zcatola, ma lui offiamente ha cercato di fuggire.” – “Per fortuna c’ero io! L’ho bloccato con un semplice sgambetto.. non aveva il fisico, poeraccio!”, Elena voleva raccontare in prima persona l’impresa che l’aveva vista protagonista. “Una volta a terra gli ci son salita sopra e Klaus ha chiamato la sicurezza del sito archeologico, che lo ha ammanettato. Aveva avuto la prontezza di gettare la scatola con i reperti, ma ormai lo avevamo visto in tre.”

Una campagna per proteggere il proprio passato, accade in Virginia (USA)

“A quel punto non abbiamo fatto altro che recuperare la scatola e bloccare ogni accesso al sito, nella speranza di intercettare i complici. Ma erano già fuggiti… a mani vuote!” Herr Blau concludeva il resoconto con i dettagli più politicamente scomodi: “In questo momento Babis è ancora sotto interrogatorio. Sono tante le domande cui dovrà rispondere, principalmente quella relativa al mandante. La direzione degli scavi dell’agorà ha annunciato un cambio della guardia, ufficialmente pare che l’attuale dirigente abbia raggiunto i limiti di età. Noi speriamo di affrettare i tempi, una volta partito sarà impossibile perseguirlo. Tuttavia la polizia greca ha fatto la mossa astuta di riportare prontamente i frammenti trafugati, affermando che sono sotto sequestro in quanto prove del crimine, ma che non ha senso tenerle in commissariato, perché il magazzino della missione di scavo è sicuramente il luogo più adatto. In un certo senso li hanno incastrati: se spariranno da lì sarà evidente il coinvolgimento della dirigenza.”

Ma voi pensate davvero che questo possa fermare il commercio illecito di reperti?”, Cassandra sfoderò il suo miglior sguardo perplesso e il tono sornione. “Mia cara”, disse Blau con un sorriso, “non è con le operazioni di polizia che si fermano i crimini contro l’umanità.”

Bel tentativo, zio Sam ...

– questo termine così forte sembrò fuori luogo ai giovani archeologi. “Credete che stia esagerando? Beh, ma come volete definire la sottrazione di oggetti che fanno parte della storia dell’uomo? Come si può intendere il furto e la ricettazione di pezzi che servono a comporre il complicato puzzle della storia della civiltà? No, miei cari, non potremo fermarli, questi esseri non pensanti, che agiscono spinti solo dalla propria ingordigia. Eppure è a questo che siamo chiamati. A riportare un poco di ordine. Voi, invece, nuove generazioni di studiosi…” – il tono si fece commosso, Blau guardò ognuno di loro e scandì le parole – “voi, invece, avete un altro compito, anche più difficile.” Cassandra e gli altri si fecero attenti.

“Lo conoscete il mito delle cicale? I Greci ritenevano che fossero uomini, trasformati dalle Muse. Il loro compito sarebbe quello di ascoltare i discorsi degli uomini e, una volta morte, recarsi dalle Muse e riferire loro quali tra gli uomini le onorano di più. Con poesie, canti, oppure dedicandosi alla scienza e all’arte. Ebbene, io, e quelli come me che ci occupiamo di indagare su questi delinquenti, siamo come le cicale, voi invece come le Muse. Grazie alle nostre indagini voi vi fate un’idea più chiara di come gira il mondo, ma siete voi soli a poter condizionare l’indole degli uomini e fare in modo che vi seguano di più. Il vostro compito, perciò, è quello di educare le nuove generazioni al rispetto e alla curiosità nei confronti del proprio passato e della propria storia. Solo così sarà possibile ottenere una società nuova, diversa, che non senta il bisogno di svendersi, ma che ritrovi l’orgoglio dell’appartenenza al grande teatro del mondo.”

Sol invictus

Herr Blau socchiuse gli occhi, poteva essere commozione, oppure un raggio di sole che, riflesso sulla bottiglia di vino, lo aveva colpito in volto. Il gruppetto si voltò, il tramonto di Ortigia proponeva come ogni sera il suo magnifico spettacolo. I raggi penetravano tra le nubi, formando i cosiddetti “occhi di dio”, mentre la palla gialla e rossa si inabissava velocemente. Forse per i colori caldi, forse per la bellezza della scena, a ognuno di loro sembrò che il sole, impegnato nella sua migliore uscita di scena, si rivolgesse alla tavolata dei paladini della storia, aprendo il suo sorriso di denti millenari…

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