Giardini incantati: Torino batte Roma

Sono una delle mie più grandi passioni, lo confesso. I Preraffaelliti, il movimento di artisti che nasce in Inghilterra nel 1848, creando scompiglio (d’altro canto quello era un anno “caldo” un po’ per tutti in Europa) nelle Accademie, mi hanno sempre affascinato. Perciò non potevo perdere l’occasione di vedere in mostra alcuni dei lavori più importanti e significativi, a Roma, nel chiostro del Bramante. Roma era vicina, ho subito pregustato la gita “fuori porta” in giornata. E infatti così è stato. Ma… la mostra mi ha deluso non poco.. Il costo abbastanza elevato del biglietto sembrava essere giustificato dall’audioguida inclusa, perciò ne ho approfittato. Niente foto, va bene. Ambiente in penombra con i quadri illuminati ad hoc (o quasi), didascalie essenziali e un pannello per stanza: questa è la moda del momento, d’altro canto ormai sappiamo tutti che la gente non legge nulla, tanto vale ridurre ogni informazione all’osso. Curiosamente noto che, accanto al pannello con una breve introduzione e biografia dell’artista esposto nella sala, c’è la riproduzione della silhouette di un fiore, identificato dal nome in italiano e in inglese (ogni pannello e didascalia è bilingue) e con una breve indicazione delle sue caratteristiche. Completa il tutto l’aforisma di un autore italiano o straniero, anche questo tradotto. Lo schema si ripete in ogni sala, ma io, forte della mia audioguida, non aspetto altro che di essere illuminata: perché il fiore? perché la scelta di quell’autore? ci sono legami tra i Preraffaelliti e alcuni fiori o piante, oppure tra di loro e.. D’Annunzio o Pietro Gori (due degli autori citati)? Purtroppo la mia curiosità non viene soddisfatta: nelle prime due sale si intuisce, dai discorsi un po’ fumosi dell’audioguida, che il fiore prescelto è riprodotto nei quadri…peccato che sia davvero difficile individuarlo… quanto agli aforismi, sembrano semplicemente scelti secondo un filo logico che è rimasto avvolto nel rocchetto di chi ha organizzato la mostra. Nelle sale successive, i pannelli si soffermano per lo più sulle biografie dei pittori e le spiegazioni orali colgono più gli aspetti tecnici che non la storia dei quadri. Non manca lo spazio per la celebrazione del proprietario della collezione esposta: in effetti il titolo della mostra è “Alma Tadema e i pittori dell’800 inglese. Collezione Perez Simon”, perciò non solo i pittori, ma anche il generoso collezionista viene celebrato in tutto il suo splendore.

La visita si svolge con una certa fatica, non ci sono cenni al contesto storico, alla leggenda prescelta per la raffigurazione, solo discorsi vaghi sulle pennellate e qualche riferimento alla fortuna del dipinto. L’ultima sala è la più significativa: il quadro di Alma Tadema invade tutto lo spazio, sono le rose di Eliogabalo e – finalmente – avverto il profumo del fiore che caratterizza l’ambiente. In un tripudio di rose osservate e annusate si conclude la mostra.. l’ultima frase stampata sul muro è.. tratta da American Beauty.. una frase sulla bellezza, che sembra venir fuori dal nulla, solo ora capisco che, forse, l’idea era quella di evocare la scena simbolica della ragazzina tentatrice che, immersa tra petali di rose, attirava a sé l’ineffabile protagonista del film.

Insomma, pare evidente che la mostra romana mi ha lasciato con una sensazione di incompiuto. Perciò, quando ho visto che anche Torino esponeva quadri Preraffaelliti… ho cominciato a fare un po’ di calcoli. Alla fine ho deciso di andare anche a Torino! Con Italo si arriva a Porta Susa e da lì ci vuole solo una mezz’oretta per raggiungere Palazzo Chiablese, presso il Palazzo Reale. Biglietto economico, tempo contato, un’altra avventura “mordi e fuggi” può cominciare… cosa mi riserverà questa volta?

Ebbene, se avete modo…. andate assolutamente a Palazzo Chiablese, dove la mostra sarà visibile fino al 13 luglio!

Di nuovo un biglietto non proprio economico (13 euro), comprensivo di audioguida. Ma… che differenza! In media le spiegazioni dell’audioguida durano 1 minuto e mezzo e in ogni sala ci sono i pannelli e le didascalie, essenziali e bilingue come per Roma. La scelta dei quadri è semplicemente splendida… Provengono dalla Tate Gallery di Londra e sono disposti in un percorso che vuole illustrare .. tutto!

Infatti, cosa sono i Preraffaelliti e perché riescono ad esercitare ancora un così grande fascino? Ho parlato di “confraternita“, nel senso di un gruppo di giovani pittori che vuole identificarsi in ideali di bellezza e semplicità, deviando dai canoni imposti dalla pittura accademica. John Ruskin è uno dei più accaniti fautori della neonata corrente ed è un letterato, così come Gabriel Rossetti, il vero artefice del gruppo, il quale aggiunge ben presto “Dante” al suo nome, perché si diletta in traduzioni ed è, insieme alla sorella, un apprezzato poeta. Dunque, quando si parla di Preraffaelliti si intende un movimento culturale, prima ancora che pittorico: capaci latinisti e grecisti, appassionati di cultura antica, ferventi estimatori della tradizione inglese, questi sono i pittori preraffaelliti, sempre pronti a lasciarsi ispirare da un dramma di Shakespeare o da una stanza di Keats.

La notte di Sant'Agnese, da un breve poema di Keats

Il quadro si ispira alla "Mariana" di Tennyson, che a sua volta riprende la storia di una protagonista di Misura per Misura di Shakespeare

Non solo, questi artisti si esercitano molto all’aria aperta, nel tentativo di riprodurre fin nei minimi particolari la campagna, con ruscelli, fiori, uccelli, arbusti…   La cornice naturale accoglie i personaggi della mitologia inglese o classica. Ogni quadro è quasi un saggio di letteratura, per cui è fondamentale conoscerne l’ispirazione, cosa che la mostra di Torino offre in poche ma illuminanti parole.

E i Preraffaelliti sono anche molto di più… da queste poche spiegazioni si potrebbe dedurre che si tratti di un gruppo di ragazzi che si ritagliano un posto fuori dal mondo, in cui dare sfogo a desideri infantili ed eterei. In realtà, osservando i soggetti femminili dei dipinti si scopre che le modelle sono donne che avevano catturato l’animo e la fantasia dei loro pigmalioni e che diventano protagoniste non solo dei dipinti, ma della vita della confraternita.

Le stesse labbra si ritrovano molti anni più tardi in Beata Beatrix

Lizzie Siddal è sicuramente un simbolo importante fin dalla “sua” Ofelia, ottenuta stando immersa in una vasca riscaldata da lampade. Quando una lampada si spegne, il volto pallido di Lizzie acquista un’ombra che la accompagnerà fino alla tomba: una polmonite mina la sua salute, il padre minaccia querela a Millais, ma alla fine Lizzie diventerà moglie di Rossetti, comincerà anche una propria carriera di pittrice, e morirà in preda al Laudano… mentre la sua immagine a olio troverà l’eternità in Beata Beatrix.

L'espressione è la stessa dell'Ofelia, ma gli occhi sono chiusi.. Lizzie è morta

Questo è solo uno dei retroscena che la mostra a Palazzo Chiablese permette di conoscere. Le sezioni della mostra presentano le molte fasi del movimento, da quella di matrice religiosa a quella più votata alla denuncia sociale. Ne“L’ultimo giorno nella vecchia casa” si avverte la tragedia di una famiglia: da una parte la causa della rovina, ben espressa dallo sguardo vacuo del padrone di casa intento a brindare con il figlio, ma in realtà il giocatore incallito che ha sperperato i beni dell’antica casata, dall’altra gli effetti. Nel pianto della nonna e nello sguardo accorato della bambina si percepisce una coscienza che la madre cerca di mitigare, sperando di poter sottrarre il figlio alla cattiva influenza del padre; ma il destino è segnato e i numeri apposti sui mobili fanno capire che ormai tutto quel che circonda la famiglia è destinato alla vendita all’asta.

Unica nota meno accordata è il filmato di Luca Beatrice: mi sono informata e ho capito che si tratta di un apprezzato e famoso critico d’arte e, più in generale, di movimenti di avanguardia del ‘900, sia nella pittura che nel cinema. Le sue parole servono a collegare il movimento ottocentesco con alcuni dei più stravaganti stilisti, musicisti e registi del Novecento. Non sono sicura di aver colto fino in fondo tale collegamento, infatti mi è risultato un poco forzato a volte, in ogni caso ho apprezzato l’intento di fondo e gli spunti di riflessione.

Giardini incantati, in cui personaggi tormentati si spogliano delle fatiche quotidiane e trovano un’immortalità di bellezza e di valori, sia positivi che negativi. A differenza di Roma, dove dominava Alma Tadema, a Torino questo autore manca (come manca anche Waterhouse) perciò non si trovano accenni alla parte più chiaramente votata al recupero della cultura antica, elemento che spesso caratterizza un certo spirito preraffaellita. Ma la mostra di Palazzo Chiablese permette sicuramente di conoscere e apprezzare l’avventura romantica e anticonformista della Londra di fine ‘800.

Millais sposa una sua modella. Effie. Qui sono ritratti in una foto di Lewis Carroll. Questo per dire quanta letteratura gira intorno al gruppo di pittori.

Ultima notazione, doverosa, riguarda i diversi intenti dichiarati delle due mostre: a Roma veniva presentata una collezione, unico filo rosso la datazione dei dipinti; a Torino l’accento era posto più chiaramente sui Preraffaelliti e sugli ideali da loro espressi. Perciò mi si potrà obiettare che non ha senso comparare le due mostre. Eppure, la capacità di Torino rispetto a Roma è stata quella di creare un contesto storico entro il quale collocare i dipinti. Si poteva fare anche con i pittori ospitati nel Chiostro del Bramante, ma si è preferito evocare un collegamento olfattivo (i fiori) senza crearne le premesse (un profumo diffuso nella stanza, ad esempio, o la chiara identificazione nei quadri); a mio parere si voleva rincorrere un’atmosfera da galleria di mercante d’arte, quale probabilmente è davvero l’abitazione di Perez Simon, a scapito dell’intento divulgativo e didattico (infatti a Torino la collaborazione è con la Tate Gallery). Che dire? Io ho preferito di gran lunga la seconda impostazione!

Dal 19 Aprile 2014 al 13 Luglio 2014

Torino Palazzo Chiablese

ENTI PROMOTORI:

  • Comune di Torino – Assessorato alla Cultura
  • Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Piemonte
  • Polo Reale di Torino

COSTO DEL BIGLIETTO: intero € 13, ridotto € 11 / € 6.50, gratuito fino a 6 anni

TELEFONO PER INFORMAZIONI: +39 011 0881178

E-MAIL INFO: luisa.cicero@comune.torino.it

SITO UFFICIALE: http://www.mostrapreraffaelliti.it

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