Della necessità di prospettiva, insita nell’animo umano…
Della fatalità della morte, insita nella vita dell’uomo …
Da Thourioi (V-IV sec. a.C.)
Della ricerca di un mondo migliore, parte integrante del nostro più intimo inconscio …
Ma non appena l’anima abbandona la luce del sole,
a destra …… racchiudendo, lei che conosce tutto insieme.
Rallegrati, tu che hai patito la passione: questo prima non l’avevi ancora patito.
Da uomo sei nato dio: agnello cadesti nel latte.
Rallegrati, rallegrati, prendendo la strada a destra
verso le praterie sacre e i boschi di Persefone.
Colli 4 [a 67]= Kern f 32 F
Vengo dai puri pura, o regina degli inferi,
o Eucle ed Eubuleo e voi altri dei immortali,
poiché io mi vanto di appartenere alla vostra stirpe felice;
ma la Moira mi soverchiò, e altri dei immortali
………..e la folgore scagliata dalle stelle.
Volai via dal cerchio che dà affanno e pesante dolore,
e salii a raggiungere l’anelata corona con i piedi veloci,
poi m’immersi nel grembo della Signora, regina di sotto terra,
e discesi dall’anelata corona con i piedi veloci.
“Felice e beatissimo, sarai dio anziché mortale”
Agnello caddi nel latte.
Colli 4 [a 65] = Kern f 32 c
Vengo dai puri pura, o regina degli inferi,
o Eucle ed Eubuleo e voi dei, quanti altri siete demoni,
poiché io mi vanto di appartenere alla vostra stirpe felice,
e ripagai la pena di azioni per nulla giuste,
che mi soverchiasse la Moira oppure il bagliore delle folgori.
E ora giungo supplice presso Persefone,
poiché benigna mi mandi alle sedi dei puri.
Colli 4 [a 66] b = Kern f 32 e
Da Hipponion (Vibo Valentia) [IV sec. a.C.]
Di Mnemosine è questo sepolcro. Quando ti toccherà di morire andrai alle case ben costrutte di Ade: c’è alla destra una fonte, e accanto ad essa un bianco cipresso diritto;
là scendendo si raffreddano le anime dei morti.
A questa fonte non andare neppure troppo vicino;
ma di fronte troverai fredda acqua che scorre
dalla palude di Mnemosine, e sopra stanno i custodi,
che ti chiederanno nel loro denso cuore
cosa vai cercando nelle tenebre di Ade rovinoso.
Di’ loro: sono figlio della Greve e di Cielo stellante,
sono riarso di sete e muoio; ma date, subito,
fredda acqua che scorre dalla palude di Mnemosine.
E davvero ti mostreranno benevolenza per volere del re di sotto terra;
e davvero ti lasceranno bere dalla palude di Mnemosine;
e infine farai molta strada, per la sacra via che percorrono
gloriosi anche gli altri iniziati e posseduti da Dioniso
Colli 4 [a 62]
Storia di Salmoxis, dio dei Traci. Erodoto racconta che, in origine, egli era uno schiavo di Pitagora:
Si fece costruire una sala (…) insegnava che né egli stesso né i suoi commensali né tutti i loro discendenti sarebbero morti, ma sarebbero andati in un luogo tale che in esso, sempre sopravvivendo, avrebbero avuto ogni felicità. E mentre faceva e diceva questo che ho narrato si faceva intanto costruire una casa sotterranea. E come la casa fu completata scomparve alla vista dei Traci e, sceso giù nella dimora sotterranea, vi abitò per tre anni. Al quarto anno invece riapparve fra i Traci e così divennero loro credibili le cose che Salmoxis affermava
Erodoto 4,95
Da Eleuthernai, Creta (III sec. a.C.)
– Io sono riarso di sete e muoio. – Ma bevi, orsù
dalla fonte sempre corrente, alla destra, dov’è il cipresso.
-Chi sei? e donde sei? – Sono figlio di Terra
e di Cielo stellante
Colli 4 [a 70] a
Da Farsalo (Tessaglia) [metà IV sec. a.C.]
Troverai alla destra delle case di Ade una fonte,
e accanto ad essa un bianco cipresso diritto:
a questa fonte non accostarti neppure, da presso.
E più avanti troverai la fredda acqua che scorre
dalla palude di Mnemosine: e sopra essi stanno i custodi,
che ti chiederanno perché sei arrivato.
Ma a essi racconta bene tutta la verità.
Di’ loro: sono figlio di Terra e di Cielo stellante;
il mio nome è Asterio. Sono riarso di sete; ma lasciatemi bere alla fonte.
Colli 4 [a 64]
Le laminette d’oro scoperte solitamente in tombe, ripiegate con cura e inserite in mano o in bocca, oppure appoggiate sul petto del defunto (uomo o donna che sia), ci parlano di speranza. Ma anche di paura e della esigenza di essere sicuri di non sbagliare strada, una volta morti. Sono vere e proprie mappe, con le istruzioni precise di dove andare e cosa fare e cosa dire, una volta cominciato il viaggio al di là della vita.
Nelle laminette l’iniziato ai misteri beve dell’acqua che fa ricordare (Mnemosine) e si presenta come un essere divino, figlio di Terra e Cielo, parte egli stesso di una natura ultraterrena, che, nel momento della vita da uomo, si è dimenticato, ma che ora deve ricordare, per poter partecipare dell’immortalità.
Orfeo, il mitico cantore tracio che raggiunge l’Ade, per recuperare l’amata, ma riesce a fuggirne, è solo una delle figure cui si riferiscono importanti pensatori e filosofi, primo fra tutti Pitagora. Lo strumento di Orfeo è musicale, non c’è lotta, non c’è guerra, ma la natura si piega alla volontà di chi la comanda attraverso armonie ancestrali.
Eppure, per poter esprimere in pieno i suoi poteri rigeneranti, Orfeo deve passare attraverso la dissacrazione del corpo: le Menadi lo straziano, solo la sua testa continua a cantare. Le Menadi lo collegano all’altra grande divinità invocata per garantire la vita eterna: Dioniso. Anche lui deve sopportare torture estreme, per poter rinascere:
I misteri di Dioniso sono difatti assolutamente inumani. Intorno a lui ancora fanciullo si agitano in una danza armati i Cureti, ma i Titani si insinuano con l’astuzia: dopo di averlo ingannato con giocattoli fanciulleschi, ecco che questi Titani lo sbranarono, sebbene fosse ancora un bambino, come dice il poeta dell’iniziazione, Orfeo il Tracio.
Colli 4 [a 37] = Kern f 34
Clemente di Alessandria, nel Protrepticon (2,17), riflette, da cristiano, sui riti selvaggi dei pagani, e sembra ignorare che proprio da quei riti i cristiani traggono la terminologia che entrerà presto nell’uso: “l’agnello di Dio“, “in sacrificio per voi“, “questo è il mio sangue“, “questo è il mio corpo“. “Mangiatene tutti“. “Torno alla casa del padre mio, padre vostro“.
Roberto Calasso (Le nozze di Cadmo e Armonia) ricorda cosa “bolle in pentola”, cioè nel lebete su cui è seduta la Pizia a Delfi:
sotto quel coperchio si erano mescolate sin dall’origine le carni dell’agnello, che le Tiadi, al seguito di Dioniso, smembravano là vicino, sulle pendici del Parnaso; e le carni della tartaruga (…) nella pentola bollivano insieme Apollo e Dioniso, era quella la commistione, l’odore acutissimo di Delfi.
Molte, troppe cose sarebbero da dire riguardo ai fili che collegano religione misterica pagana e religione cristiana. Sono fili mai troncati, che si possono seguire passo dopo passo. Di base c’è ora e sempre la richiesta di una guida: dimmi cosa devo fare per arrivare ad una serena vita eterna.
Nella Grecia e nella Magna Grecia di IV – III sec. a.C. sembra che questi riti e le filosofie associate allettassero soprattutto i meno abbienti, che agognavano il riscatto, anche se dopo morti.
E noi?
Cosa stiamo aspettando? Quando vogliamo essere salvati? A quali riti siamo disposti pur di guadagnarci un po’ di serenità? Forse, la tragica risposta è in queste considerazioni: analfabetismo
Anche se avevamo una esigenza, anche se volevamo la salvezza.. abbiamo dimenticato come chiederla e come cercarla, non sappiamo più cosa dire o cosa fare, riempiamo laminette (bacheche) di lettere, ma non sappiamo più seguirne le istruzioni …
Bibliografia essenziale:
G. Pugliese Carratelli, Le lamine d’oro orfiche, Adelphi 2001
A. Bottini, Archeologia della Salvezza, Longanesi 1992
G. Colli, La sapienza greca, I. Dioniso. Apollo. Eleusi. Orfeo. Museo. Iperborei. Enigma, Milano 1981.
O. Kern, Orphicorum Fragmenta, Berolini 1963
Complimenti per il suo articolo.