Ogni Museo Archeologico ha il suo “totem”, un oggetto che ne cattura l’anima e lo rappresenta in tutto e per tutto. A Firenze, il simbolo del Museo Archeologico è la Chimera d’Arezzo, compare infatti anche nel logo del Museo. Eppure, mi suscita sempre un tenero sorriso la reazione dei ragazzi delle scuole (elementari e medie) che si illuminano e indicano chiamandolo per nome il vaso che intravedono in un filmato oppure in una immagine: il Vaso François è di casa nelle spiegazioni dei professori fiorentini.
Anche le sale del Museo di Firenze, che hanno accolto magnanimamente le idee di arredamento dei più disparati Direttori, sembrano proteggere ed esaltare l’antico vaso. La Chimera ha conosciuto le glorie del piano terra, le bizzarrie di un corridoio e ora le atmosfere evocative di una sala condivisa, ma il Vaso François ha sempre ottenuto una posizione centrale nei diversi spazi che ha illuminato con la sua ingombrante presenza.
Secoli di interpretazioni, di letture, di ricostruzioni. Ogni volta un tassello in più e ogni volta un modo nuovo per offrirlo agli studiosi e ai curiosi. Il blog della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana parte proprio da lui per inaugurare la rubrica “Accadde oggi”. E cosa accadde?
Accadde quello che ogni Direttore di Museo, ogni appassionato di cultura, ogni addetto alla vigilanza …teme come la peste! Accadde proprio per mano di un addetto… accadde in una data decisa dalla cabala: 9-9-1900. Accadde che il vaso venne rotto in 638 frammenti.
Undici anni più tardi, un altro addetto alla vigilanza avrebbe osato l’inimmaginabile: sottrarre al Louvre il suo simbolo italiano! Anche in quel caso era stata una insopportabile ingiustizia ad armare la mano del vigilante. A Firenze si trattava di una questione personale, a Parigi l’idea che un dipinto italiano dovesse stare in Italia.
In entrambi i casi gli oggetti vivevano per se stessi, non per l’umanità. I due vigilanti si prendevano una rivincita sul destino iniquo e per farlo utilizzavano un “ostaggio da vetrina”.
Il fascino inequivocabile del Vaso François è sopravvissuto agli eventi, anche a quelli naturali come l’Alluvione di Firenze del 1966.
Nel frattempo, studiosi di tutto il mondo si sono accalcati attorno alla sua argilla dipinta, alle sue figurine dettagliatamente individuate dalle brevi didascalie, ai suoi volumi poderosi e rassicuranti, e hanno tratto considerazioni che illuminano la conoscenza del mondo antico, e quindi anche di noi stessi.
Qualche anno fa ho avuto l’incredibile esperienza di rimanere seduta ad un tavolo, nel magazzino del Museo, con “accanto” il Vaso, estratto dalla sua vetrina speciale per essere fotografato per l’ennesima volta. Mi ci è voluto un bel po’ di sangue freddo per decidere di sedermi, con gli occhi fissi alla pancia prominente, le mie pupille in quelle di Peleo che accoglie gli invitati alle sue nozze, o in quelle di Atalanta, orgogliosa unica donna nella mitica caccia.
Non era un vaso, era una presenza da rispettare, amica e giudice nello stesso tempo: giudicava la mia passione e mi ricordava che quel che osserviamo non è mai la verità, ma il settimo velo di una danza incantatrice.
Undici anni fa, un gruppo di meravigliosi studiosi (nel senso di “studiosi del meraviglioso”) si è riunito a Firenze e ha discusso del Vaso. Lo ha fatto in un Symposion, come è logico, dato che il François è nato come cratere, come contenitore di vino ed acqua in una sala da simposio.
Da quel felice incontro è scaturito un volume, così articolato:
H. A. Shapiro: “The François Vase: 175 Years of Interpretation”
M. G. Marzi: “Was the François Crater the only Piece from the Dolciano Tomb?”
C. Reusser: “The François Vase in the Context of the Earliest Attic Imports to Etruria”
M. Iozzo: “The François Vase: Notes on Technical Aspects and Function”
J. Gaunt: “Ergotimos epoiesen: the Potter’s Contribution to the François Vase”
M. Torelli: “The Destiny of the Hero – Toward a Structural Reading of the François Vase”
B. Kreuzer: “Myth as a Case Study and the Hero as Exemplum”
J. Neils: “Contextualizing the François vase”
R. von den Hoff: “Theseus, the François Vase and Athens in the Sixth Century B.C.”
J. M. Barringer: “Hunters and Hunting on the François Vase”
A. Lezzi-Hafter: “Where the Wild Things Are – The Side-Themes on the François Krater”
e il 20 marzo prossimo Palazzo Vecchio ospiterà la presentazione del volume.
Maestri di cerimonia saranno altri tre grandi studiosi di immagini, i cui nomi risuonano alti nelle Accademie e tra giovani e meno giovani “guerrieri del mito moderno”.
Non perdete l’opportunità di lasciarvi guidare in una delle ultime favole della nostra era.
Sarà presente anche l’ultimo erede dello scopritore del vaso greco, quell’Alessandro François che ha dato un nome francese a questa merce rara, commercializzata nell’italica Etruria del VI sec. a.C.
Appuntamento, dunque, il 20 Marzo 2014
ore 10.00
nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio a Firenze
Qui il programma della mattinata: Programma 20 marzo