Era d’estate e tu eri con me
Era d’estate poco tempo fa
Ora per ora noi vivevamo
Giorni e notti felici senza domani
Sta finendo..
minchia, sta finendo. Una lunga estate calda, gia’ volge al termine. E la casa, la famiglia, sta lasciando nuovi graffi, di quelli che, poi, li vedi e ti ricordi di come te li sei fatti.. e sorridi, con un velo di malinconia.
Eccomi allora sulla terrazza, quella che guarda verso Paternò, che e’ tutta illuminata la sera, mentre un venticello fresco dà un po’ di sollievo a questi muri arsi dal sole cocente.
I bambini cercano il fresco distesi su un tappeto, contano le stelle? contano numeri a caso? contano le pecore del loro inconscio, ma si interrompono troppo spesso per potersi addormentare e così cominciano a raccontare e raccontarsi e si distraggono. Stasera non si tengono, questi bambini, stasera sono incontenibili e logorroici, dispettosi e selvatici.
Sta finendo, minchia sta finendo.
E quando i bambini non si tengono, si viene dilaniati dal dubbio e il senso di colpa si insinua nella coscienza italoamericana, chiedendo insistentemente se le loro birichinate siano lombrosiane e ineluttabili, oppure gesti violenti che ti inchiodano ad una responsabilità non tua.
Ma tanto sta finendo, minchia, sta finendo.
Era d’autunno e tu eri con me
Era d’autunno poco tempo fa
Ora per ora senza un sorriso
Si spegneva l’estate negli occhi tuoi
Finisce un’estate meno frenetica, che mi ha offerto tanti momenti di riflessione e di pausa. Questa volta è stato più duro ritrovarsi a far la guardia ai giovani nordamericani, perfino le “gite”, i contorni, sono sembrati più scontati. La vera rincorsa era dietro a persone e parole della mia vita personale.
Io ti guardavo e sognavo una vita
Tutta con te
Ma i sogni belli
Non si avverano mai
A Parigi ho incontrato un amico che non vedevo da tempo: attraverso la sua pelle annerita e ossuta, i tatuaggi cadenti e gli occhi tondi, in cerca di un aiuto nella notte delle Tuilieries, ho cercato di capire dove sta andando la nostra generazione. Ma ho subito distolto lo sguardo, lasciandolo affogare in una birra ghiacciata. Eravamo seduti su alcuni scalini polverosi, in un angolo nascosto agli occhi dei passanti, ma sotto ad una delle attrazioni più gettonate del parco di divertimenti parigino: la nave dei pirati, la chiamavamo quando eravamo piccoli. In quella serata strana e caotica sembrava avere la funzione di una moderna spada di Damocle: ci raccontavamo i rispettivi fallimenti e mi sembrava che quella nave, nello scendere a folle velocità verso di noi, ci intimasse di reagire, di alzarci e andare avanti, prima del prossimo fendente!
A Catania ho rivisto un’amica… in effetti farei meglio a dire un “pezzo di storia”. Dalla mia seconda vita, quella ateniese, un’ex compagna di avventure elleniche. Che effetto strano! Entusiasmo più doloroso, forse, più consapevole, sicuramente. Siamo finite a parlare di possibili collaborazioni…perché alla fine è così, l’amicizia si vede nel grado di coinvolgimento quando si parla di lavoro. Ma arriverà un momento in cui non ci saranno più “nuove idee”, in cui non ci si metterà più in gioco, in cui ci si incontrerà e parleremo del tempo, di filosofia, del caldo e del mare, del sole e della luna?
Era d’estate e tu eri con me
Era d’estate tanto tempo fa
E sul tuo viso lacrime chiare
Mi dicevano solo addio
Bene, l’estate è finita, ora ci si prospetta solo un breve salto verso l’autunno. Lo utilizzeremo per pescare qualche momento degno di memoria e qualche immagine da conservare.
Dopodiché si ricomincerà, noi, condizionati ormai dagli anni accademici e mai convertiti agli anni solari.
Ma questa volta, sarà davvero un addio…
Ci sono momenti in cui senti che sta finendo un ciclo, un’epoca. E c’è un misto di nostalgia per ciò che non sarà più, di paura per ciò che ci aspetta. E anche tanta stanchezza (più mentale che fisica).
Eppure, morto un ciclo, se ne apre sempre un altro.