E cosi’ eccoci a meta’ luglio… quasi un mese e’ passato e solo oggi trovo cinque minuti per scrivere qualche abbozzo di sensazione.
Partenza Barcellona.. atterraggio Biancavilla.
Tra queste due B un mare in tempesta di zaini-bagagli-bici-sudate-cookinglessons-paella-luci-suoni-complaints-lamentele-birre-snacks-cene-panini-metro-autobus-aeroporti-pullman-torri-palazzi-musei-dipinti-gelati-gelati-gelati-gelati-pizza-pasta-(mandolino?)-tacchi-fiumi-spiagge-mari-ospedali-fotografie-statue-chiese-vino-sole-bambini-urla-pianti-risate-pietre-turni-teatri-arancin(e/i)
C’e’ chi dice che gli adolescenti di oggi sono cambiati, che sono molto piu’ attaccati ai loro cellulari, alle loro idiosincrasie, alle loro comodita’. Si tratta di ragazzi americani, ancora mi interrogo curiosa su quali potrebbero essere gli esiti di un viaggio italiano. In effetti il gruppo di Discover Europe ci ha affaticati non poco proprio per la difficolta’ di farsi ascoltare, per le continue lamentele, che andavano trattate con una buona dose di sarcasmo (quasi mai compreso) per poter far scoppiare in tempo una bolla che rischiava di aumentare di volume nel giro di pochi minuti. Sicuramente i viaggi che vengono proposti attirano una certa fascia benestante e poco attenta all’educazione dei pargoli. Perche’ comunque… se ci sono i soldi significa che si puo’ comprare di tutto, anche e soprattutto un pasto che ci annoia, un cuscino troppo alto, un lenzuolo che noi abbiamo sporcato, ma che una cameriera cambiera’.. con il rischio di perdere il posto.
Percio’ si’, gli adolescenti che portiamo in giro sono, tendenzialmente, viziati, noiosi e molto ignoranti… eppure..
Eppure sono ancora piu’ convinta che l’esempio sia fondamentale. Percio’, difficilmente questi adolescenti cosi’ caratteriali saranno in grado di modificare il loro atteggiamento, di trarre beneficio dall’esperienza che viene loro offerta, se i tutor che li accompagnano sono prigionieri delle proprie barriere. Questa mini-armata Brancaleone, con il capo che da anni afferma che questa sara’ la sua “ultima estate”, un aiutante ancora giovane e in cerca di se stesso, una new entry ancora in fuga dai fantasmi della sua adolescenza, ossessivo-compulsiva perfino nella scelta del gelato, una giovane sinceramente affezionata ai ragazzi e agli itinerari, ma non abbastanza forte da farsi scivolare addosso la negativita’ degli altri tre..e infine io.
Io che fin dal primo giorno ho capito che qualcosa non andava: non ero mai “calata nella parte” e mi lasciavo guidare, guardando lo spettacolo d’arte varia e mai davvero impegnata o almeno interessata ai ragazzi, alle loro esigenze, alle loro storie e anche alle loro mancanze.
Mi ci son voluti almeno 5 giorni per cominciare ad agire e reagire; naturalmente i giorni italiani, quando, per la prima volta, non e’ stato possibile entrare ai Musei Vaticani, a causa della folla e di una concomitanza di eventi che hanno costretto a tentare l’assalto di domenica! I giorni fiorentini e pisani, quando la conoscenza del campo di battaglia mi ha messo in vantaggio di non pochi punti.
Poi Parigi, vissuta in una sorta di nuvola, felice di riempirmi gli occhi di quadri e statue, ma scocciata dall’evolversi degli eventi.
Ora, pero’, sono qui. Di nuovo a Biancavilla, di nuovo con i bambini, di nuovo con il cuore stretto e lo stomaco chiuso. Il gruppo di lavoro e’ forse il migliore possibile per la situazione che ci avvolge..e io come sto?
Io sono stanca. Non ho piu’ energie. Le ho esaurite dietro alle prove tecniche di normalita’.
Quando sbarco nella Famiglia, niente e’ piu’ normale, ma tutto e’ precario eppure in equilibrio. Gli sguardi aiutano dove le parole non arrivano. Le parole sono in dialetto, perche’ certe verita’ vanno comunque addolcite con i suoni della terra e del mare.
Quando sbarco nella Famiglia il mio tempo biologico si ferma e slitta indietro, almeno di 10 anni. Ma quest’anno ho scoperto che posso incarnare una madre e allora penso a quanto sia sottile l’ironia delle forme: qualche chilo e capello bianco in piu’ possono forse mascherare un’anima preda dei venti?
Quando sbarco nella Famiglia vengo a contatto con un grande senso di spiritualita’, proprio nel luogo che, secondo me, incarnerebbe alla perfezione il concetto di preghiera come azione e di fede come convinzione e di lavoro come dedizione e di parola come percezione.
Gli adolescenti americani mi osservano e seguono ogni mia mossa, sono pronti a ripetere i miei gesti, a fermarsi quando glielo dico e ad accorrere quando li sollecito; attorno a loro l’alternarsi di onde, i bambini che si rincorrono e che si muovono in gruppo e che riempiono con le loro mani e le urla ogni interstizio lasciato libero dalla composizione quotidiana dei nostri quadri ordinati. “La colazione”, “Il lavoro”, “Il pranzo”, “La cena”.
A me, invece, non rimane altro che farmi allargare, dalla stessa gioiosa marea, le crepe di un cuore affaticato.