Lo scorso giovedì sono stata ospite della manifestazione “Il dì di Festa” presso la Libreria delle Donne, in via Fiesolana a Firenze.
Ho deciso di portare una conversazione (mi piace questo termine, perché prelude ad un dibattito!) che avevo presentato qualche anno fa in occasione di una Festa della Donna nel Museo di Artimino (Prato).
Ho quindi aggiornato un poco immagini e testo, ho fatto una piccola ricerca che è sfociata in una breve appendice e… mi sono dimenticata di dire l’appendice!
Va beh, a parte questi problemi neurologici, per i quali sarà presto allertato “uno bravo”, chi è intervenuto in Libreria mi ha pregato di rendere fruibile testo e immagini. Così ho ripreso in mano il tutto, ho dato una forma “acrobatica” (nel senso di Adobe) e ho pensato ad un libriccino da sfogliare online, un testo in pdf che potete scaricare qui:
Tessere e Tramare – Libreria delle donne
Non mi resta che augurarvi buona lettura, ma voglio aggiungere la riflessione che ho fatto nel presentare l’argomento a Firenze.
La Libreria delle Donne ha una bella e ricca tradizione di iniziative che mettono al centro la figura femminile; senza retorica, ma con la voglia di ragionare insieme su alcuni punti fondamentali, quelli a volte più complessi e, per ciò stesso, più femminili…
Mi è piaciuto osservare che, nel piccolo parterre riunitosi giovedì ad ascoltarmi, fossero presenti degli uomini, forse attratti da quel “donne ribelli” nel titolo, che prometteva argomenti piccanti? No, questa è un’illazione, quel che conta è la presenza delle due metà del cielo. Fondamentali per l’avvio di qualunque ragionamento. Io cito testi scritti da uomini, che si lanciano in commenti e giudizi sulle donne; Ulisse e Penelope vivono in simbiosi nel mio breve ragionamento (che comunque deve moltissimo all’arguzia di Eva Cantarella e della sua Itaca).
Come mi sono trovata a dire ad alcune signore che si complimentavano con me per essere donna che parla di donne, la partecipazione maschile è essenziale, proprio per capire meglio quelle relazioni uomo-donna che sembrano macchiare di rosso le nostre cronache. Altrimenti finiremo per “girare in tondo”, come uno zoppo che tende sempre verso un lato e che senza una stampella o un accompagnatore rischia di non riuscire ad avanzare, mai.