Don Giovanni, un nome che evoca baldanzosi scapoli pronti a lanciarsi su graziose figliuole, cambiando oggetto del desiderio come si cambiano lenzuola di alcove vissute freneticamente.
Mozart e da Ponte rileggono una storia che, nella sua forma più compiuta, risale al ‘600, ma che in effetti è il racconto ironico ed esasperato di un personaggio della commedia dell’arte, anzi, di un ideale di uomo maschilista, beffardo, senza morale e deciso a godersi la vita fino all’ultimo istante. Dunque, se dovessimo cercare una qualche forma di archetipo, una figura classica, della storia o ancora meglio del mito, chi potremmo scegliere?
Sicuramente l’istinto del cacciatore sempre attento ai profili femminili, sempre pronto ad aggredire, forte di un potere arcano, che spaventa e affascina allo stesso tempo, è in Pan.
Un aspetto sgradevole ma la capacità di stregare, Pan è l’istinto primordiale, basso perché noi, in fondo, siamo animali (per quanto sociali, come ricordava Aristotele). Non vi è ninfa che non sia caduta succube del diabolico capro, né fanciulla, una volta inoltratasi nel bosco, là dove la vegetazione crea nell’essere umano la perdita di punti di riferimento certi e lascia in balia della propria emotività.
Eppure no, non sembra possibile accostare al capro Don Giovanni, splendido uomo di mezza età, appena uscito da una gioventù avventurosa e ancora pronto a mettersi in gioco con donne mature o ragazze da marito. Forse meglio guardare altrove, più in alto… ecco, Zeus!
Chi meglio di lui, il dio dei travestimenti, colui il quale appena vede una donna che gli piace non si fa domande: prende le sembianze del marito ufficiale, quelle di un animale, diventa pioggia per intrufolarsi tra le grate di una prigione dorata, rapisce, seduce, qualsiasi mezzo è lecito quando c’è di mezzo l’appetito del più potente tra gli Olimpii.
.. mhh…ma no, non può essere. Accanto a Zeus c’è una moglie gelosa, Hera, capace di scenate al limite del ridicolo, inoltre perfino Zeus si ferma, quando opportunamente l’oracolo gli predice un figlio che lo può detronizzare. Perfino Zeus non può compromettere la propria onnipotenza.
Allora, forse, potremmo guardare giù dall’Olimpo, sulla terra. Un uomo di stirpe divina, un eroe giovane e aitante, che tutti, mitografi e storici, elogiano come cacciatore di mostri ed esaltano in quanto seduttore: Teseo!
Il personaggio di Teseo è paradigmatico, è l’eroe tipico, figlio di un dio, ma nato da una relazione extraconiugale di un re (Egeo, di Atene), cresciuto all’oscuro delle proprie origini fino a quando, finalmente adolescente, la madre non lo spinge verso il suo destino: uscire da casa, avviarsi verso Atene e sconfiggere, strada facendo, mostri e briganti. Il giovane è bello, se ne va in giro con una spada – ovviamente – e con petaso e himation, cappello e mantello da viandanti. Come nei migliori romanzi on the road lo seguiamo nelle più disparate avventure fino a quando non arriva da Egeo, che gli offre la prova del fuoco: scendere a Creta con i ragazzi ateniesi destinati al Minotauro e sconfiggere il mostro figlio di Minosse. Detto fatto, Teseo riesce anche in questa impresa.. ma è qui che giunge la prima “damina” del nostro catalogo…
Dicevamo che Teseo è l’eroe per eccellenza, semidio ma non dotato di una forza particolare (come Eracle), egli è un giovane intraprendente, sempre pronto a battersi con e per gli amici, a difendere i deboli. Quindi a Teseo si può perdonare tutto… anche la sua dichiarata passione per l’universo femminile.
Si dice che dietro ad un grande uomo c’è sempre una grande donna.. ebbene… dietro a Teseo c’è un vero stuolo di giovani e meno giovani, di donne sedotte, rapite o più semplicemente sposate, ma cambiate con una velocità sorprendente. Non è scandaloso: contestualizziamo le vicende di Teseo in una Grecia classica in cui l’eroe ha quasi il dovere di procurarsi una discendenza numerosa! Leggiamo anche fuor di metafora mitologica le alleanze e le vicende storiche di una Atene che nasce con Teseo e con lui si sviluppa e acquista potere nelle regioni vicine.
Ma torniamo al nostro catalogo: a Creta Teseo incontra Arianna. La giovane figlia di Minosse, nella cui vita gli unici uomini solo il padre e il mostruoso fratello (e non parliamo della madre..), all’arrivo del bell’ateniese fa una scelta chiara: tradisce la famiglia (altro che “rinnega il tuo nome”!) e lo aiuta ad uscire dal labirinto. A questo punto la sorte è segnata, deve scappare con lui. Teseo la seduce, è chiaro nelle fonti e in alcune esplicite raffigurazioni vascolari, ma…. ecco la natura del seduttore: Arianna viene abbandonata, proprio dopo la prima notte insieme. Si consolerà.. con il dio del vino, che la troverà ancora addormentata.
Ad Atene Teseo è re e, dopo aver organizzato in un’unica città i tanti villaggi sparsi nel territorio ateniese, lo ritroviamo protagonista di gesta epocali e di vere e proprie “zingarate“. Egli si scontra con le Amazzoni, ma la guerra è scatenata ancora una volta dalle voglie del nostro eroe. Infatti, giunto insieme ad Eracle presso Temiscira, la capitale del regno delle donne guerriere, si innamora di Antiope, sorella della regina Ippolita, e la rapisce. Sarà per riprendere la sorella e vendicarne l’onore che la temibile Ippolita scatenerà le sue furiose compagne e assedierà Atene.
Da Antiope Teseo ha un figlio, Ippolito, protagonista di uno dei più foschi drammi della letteratura antica: il giovane rimane vittima della insana passione di Fedra, la quale è la seconda moglie di Teseo (presto stancatosi di Antiope!). La matrigna si impicca, mentre lui viene trucidato in base alla curiosa “legge delle ripicche tra divinità” che nella Grecia classica lega a doppio filo le sorti degli uomini con le passioni degli déi.
Perfino il pio Plutarco deve piegarsi alla cruda realtà:
esistono tuttavia notizie di altri matrimoni di Teseo, poco onorevoli per lui all’inizio e molto sfortunati nella conclusione, che la scena ha evitato [Plutarco si riferisce al fatto che di questi amori non vi è traccia presso i tragici]. Narrano che rapì una certa Anasso di Trezene e, dopo uccisi Sinis e Cercione, ne violentò le figlie; che sposò pure Peribea, quindi Ferebea e Iope (…)
Già cinquantenne Teseo è protagonista della sua azione forse più compromettente: la sua infatuazione per la giovanissima Elena, infatti, era motivo di imbarazzo già tra gli storici dell’Atene democratica e divenne argomento accademico delle scuole di retorica che cercavano di giustificare l’innocente, schiava della sua stessa bellezza. In realtà la prassi del rapimento preludeva alle nozze, in questo senso era la versione più primitiva di quello che la società civile aveva voluto ritualizzare e normalizzare, ma Teseo mette gli occhi su di una ragazzina ancora impubere, è questa la sua colpa agli occhi della società (e soprattutto della famiglia di lei). Il compagno di questa disavventura è Piritoo, un amico del pari di Teseo che lo coinvolgerà nell’impresa più pericolosa: conquistare la regina dell’Oltretomba, Persefone!
Piritoo ne è innamorato e convince Teseo a scendere negli Inferi per “prelevarla”…ovviamente anche questa impresa va male e i due finiscono incatenati dal furente Ade, sarà solo l’intervento di Eracle che risolverà la situazione riportando i due compari nel mondo dei vivi. Piritoo metterà la testa a posto.. ma proprio al suo banchetto di nozze Teseo sarà protagonista di una delle lotte epocali: la centauromachia.
Sembra che negli ultimi anni della sua eroica vita, Teseo si lasci troppo condizionare dai propri istinti, spingendo il suo stesso, adorante, popolo ateniese a cacciarlo e dimenticarsene. Il mito racconta che Teseo finisce i suoi giorni nell’isola di Sciro, ma la storia lo vuole sempre al fianco degli Ateniesi, nei momenti più bui della loro democrazia e nelle battaglie più pericolose.
Cimone ne riesumerà le ossa, riportando ad Atene il padre della patria e sistemandolo
presso un ginnasio dove verrà invocato dagli schiavi, i miseri e quanti hanno paura di qualche prepotente, giacché in vita Teseo aveva difeso e soccorso i poveretti …
Ma, a partire dal IV sec. a.C. gli artigiani sceglieranno di ricordarlo soprattutto nella sua versione passionale, non più Minotauri, non più briganti o mostri, nemmeno Amazzoni o centauri.. tra IV e III sec. a.C., quando l’arte della decorazione vascolare riflette un crollo di ideologie e preferisce riprodurre la vita quotidiana dell’uomo comune, troviamo numerose scene di “inseguimento amoroso”, dove un giovane con petaso e himation si slancia verso ragazze che scappano, forse civettuole, forse realmente spaventate.
Quello che inizialmente è riconosciuto come Teseo, diventa una figura di repertorio, che evoca l’eroe di Atene, il fondatore della capitale morale della Grecia, ritratto nel suo momento più umano….
Concludiamo con Plutarco, scoprendo che al Nostro era associato il numero 8, come questo 8 dicembre:
All’8 di Pianepsione gli fanno un sacrificio solennissimo, ricorrendo l’anniversario del suo ritorno da Creta coi giovani votati al Minotauro. Ma anche negli altri mesi al giorno 8 lo onorano, o perché fu all’8 di Ecatombeone che arrivò da Trezene, o perché ritengono che il numero 8 gli si addica più di ogni altro, in quanto lo si diceva figlio di Posidone, e Posidone viene festeggiato ad Atene l’8 di ogni mese; il che è giusto, poiché l’8, primo cubo di un numero pari e doppio del primo quadrato, bene esprime la salda e immobile potenza del dio che definiamo Assicurante e Sostegno della terra.
I brani sono tratti dalle Vite Parallele di Plutarco, dove la vita di Teseo è abbinata a quella di Romolo. I mesi citati corrispondono grosso modo a ottobre/novembre (Pianepsione) e luglio/agosto (Ecatombeone).