Così Ovidio nei Tristia (II, 491) si riferisce all’atmosfera che impregna il mese in cui si celebrano i Saturnali.
Tra il 17 e il 23 dicembre i Romani celebravano l’anziano dio Saturno, giunto pesso il colle Capitolino ai primordi di Roma e primo divulgatore dell’agricoltura e dell’amministrazione delle leggi. Dopo il rituale sacrificio presso il tempio di Saturno nel Foro e un banchetto allestito in onore del dio, cominciavano cinque giorni di grandi festeggiamenti, che coinvolgevano sia le famiglie patrizie che i meno abbienti. Il momento conviviale si arricchiva della componente ludica e così, in onore del dio che aveva introdotto l’uso delle leggi presso gli uomini, si ricreava un’atmosfera di “lecita illegalità” e si permetteva il gioco d’azzardo. Il ribaltamento delle norme del vivere civile riguardava anche l’eterna suddivisione fra schiavi e uomini liberi: spesso un aristocratico poteva indossare il pileum ed essere schiavo per uno o più giorni, servendo e riverendo il suo stesso sottoposto, cui, per l’occasione, era consentito indossare abiti da uomo libero.
In questo clima di sfrenatezza, una vera e propria valvola di sfogo cui nessuno avrebbe rinunciato, il gioco dei dadi – con debite e indebite scommesse – era protagonista delle serate e delle notti romane, per questo Ovidio ricorda che ai dadi (talia) si gioca nel fumoso mese di dicembre, al chiuso delle domus o nelle tabernae.. eppure il verbo usato da Ovidio riguarda anche un altro aspetto: lo scambio dei regali. Ciò che durante l’anno era una comune prassi di cortesia, solitamente assolta dal padrone di casa con semplici regali da consegnare agli ospiti al termine di un banchetto, durante i Saturnali diventava obbligo gioioso. Sigillaria era la definizione dello scambio di bambole in terracotta, rivolto ai più piccoli, ma Marziale compila ben due libri con epigrammi che accompagnano i regali scambiati tra gli adulti (Xenia) e quelli che, con maggior sollecitudine a dicembre, erano messi a disposizione dei convitati perché li “portassero via” (Apophoreta). Il verbo usato da Ovidio può riferirsi sia al gioco che alla composizione in versi o in prosa, e quindi alla compilazione di libri, che soprattutto durante i Saturnali diventano strenne ricercate: i libri cui Ovidio si riferisce riguardano soprattutto le regole o le origini dei giochi più diffusi e che, proprio durante le feste di Saturno, sono protagonisti delle lunghe serate e notturne partite…
Mario Citroni commenta il passo di Ovidio
…nel nostro fumoso dicembre 2010 il gioco si è fatto ancora più complicato, abbiamo perciò bisogno di qualche libro che indichi una regola da seguire, le istruzioni per uscire dal rocambolesco labirinto del vivere moderno…Ecco qualche idea, rigorosamente accompagnata dai biglietti di Marziale:
I giovani commedianti
In questo gruppo non c’è nessun Odiato, ma chiunque potrebbe essere il Doppio Ingannatore
Era il predatore degli uccelli: ora, schiavo di un cacciatore, inganna gli uccelli e soffre perché non li cattura per sé.
Marziale, Apophoreta 217
Le coppe incrostate di pietre preziose
Guarda come l’oro gemmato luccichi di bagliori della Scizia.
Quante dita questa coppa ha privato degli anelli!
Marziale, Apophoreta 109
Perché, o sovrano dell’Olimpo, Danae è stata pagata da te con la pioggia d’oro, mentre Leda ti si è data gratis?
Marziale, Apophoreta 175
Quanto è piccola la pergamena che raccoglie tutto Virgilio:
la prima pagina porta il volto del poeta.
Marziale, Apophoreta 186
Devi bruciare il pio incenso a Giove, se vuoi che Germanico
regni tardi nel palazzo celeste e regni a lungo in terra.
Marziale, Xenia 4